di Claudio CHIARINI
(ha collaborato Marco Valerio Chiarini)

Un tempo ormai lontano, per i vicoli di Roma, di tanto in tanto, si udiva riecheggiare una voce che le brave massaie attendevano a volte per giorni con impazienza.
Una voce sempre uguale, registrata su un’audiocassetta: “E’ arrivato l’arrotino. Arrota coltelli, forbici, forbicine, forbici da seta, coltelli da prosciutto! Donne, è arrivato l’arrotino e l’ombrellaio; aggiustiamo gli ombrelli; l’ombrellaio, donne!”
La notizia delle ultime domeniche calcistiche è che Mourinho non si lamenta più degli arbitraggi.
Ma che c’entra lo Special One con l’arrotino?
Come un tempo le brave massaie, oggi sono i tifosi della Roma che sperano spesso di poter gridare: “E’ arrivato l’aiutino!”
Ed ecco che grazie all’aiutino è finalmente scoppiata la pace tra il portoghese e le giacchette nere.
Che poi tanto “ino” non è, anche perché di quelli, che in realtà si sono rivelati aiutoni, ce ne sono stati una serie.
Cominciamo da Spezia-Roma 0-1 del 27 febbraio scorso.
I primi due aiutini sono piovuti dal cielo in modo intelligente, inattaccabile, così da rendere inapplicabile l’occhio indagatore del Var, perché il Var non può intervenire sui cartellini gialli: per giocare con la squadra avversaria in inferiorità numerica basta comminare due gialli ed il dado è tratto.
Un appiglio il regolamento lo fornisce sempre e stavolta è capitato allo sventurato Amian incappare nelle “sviste” dell’arbitro Fabbri.
Al 39’ del primo tempo il terzino francese dello Spezia è stato ammonito a causa di una oggettiva simulazione di un avversario giallorosso (Zalewski crolla a terra per una manata in faccia che solo lui e il direttore di gara hanno visto).
Niente Var per verificarla perché il cartellino è giallo e non rosso e il Var, da regolamento, non può intervenire.
Appena 6 minuti dopo, allo scadere del primo tempo, Amian si vede sventolare in faccia il secondo giallo e conseguentemente il rosso, per un “non fallo” commesso su Pellegrini.
Inutili, ovviamente, le veementi proteste della vittima, Thiago Motta, e di tutto lo Spezia, tifosi compresi, giustamente scandalizzati dalla decisione arbitrale.
Il Var che avrebbe corretto l’”errore” da regolamento non può intervenire e il “non fallo” (o un falletto, a voler essere generosi) fischiato con la mano già in tasca, si tramuta in espulsione. Lo Spezia giocherà tutto il secondo tempo in inferiorità numerica: “E’ arrivato l’aiutino!”
A fine gara Thiago Motta contesta duramente la prima ammonizione ad Amian (la seconda è talmente ridicola che non ne parla neppure): “La manata in faccia, secondo l’arbitro è stata da giallo. L’arbitro mi ha chiesto che se quando giocavo mi piaceva prendere le manate in faccia. Dopo ho avuto modo di parlarci e io gli ho detto, con grande rispetto, che io ho perso una finale di Champions per una simulazione come ha fatto il giocatore della Roma. I giocatori non aiutano, poi c’è stata confusione nella squadra arbitrale e diamo la possibilità ad un ragazzo giovane, come il ragazzo della Roma, di fare queste simulazioni in cui sembra morto e poi si rialza. La responsabilità è di tutti, e io mi ci metto dentro, con cultura ed educazione solo così possiamo vedere un Inter-Liverpool, che in Champions è stata uno spettacolo anche per la correttezza in campo dei giocatori e gli arbitri. In questo momento mi aspetto le scuse allo Spezia Calcio, come successo alle grandi”.
Cos’altro aggiungere? Solo che se in tutte le gare fossero distribuiti cartellini gialli con lo stesso criterio di quelli comminati ad Amian le partite finirebbero già entro i primi 45 minuti per mancanza di giocatori in campo: tutti espulsi per doppia ammonizione!
Durante le proteste a seguito dell’espulsione di Amian, una voce potente dagli spalti del Picco urlava ben udibile attraverso il televisore: “rumenta, rumenta…”.
Non si sa rivolto a chi… Rumenta in molti dialetti del nord Italia significa spazzatura, immondizia: ebbene è quello a cui regolamento cervellotico, Var e arbitraggi stanno riducendo il calcio italiano.
La partita continua e la Roma, pur in superiorità numerica, proprio non riesce a segnare con le sue sole forze.
Arriva il recupero, il tempo stringe e i giallorossi assediano lo Spezia.
Ci sono un paio di mischie in area e il Var “esamina” in diverse occasioni il fallo da rigore in area spezzina.
Niente da fare, nemmeno il minimo contatto da poter punire.
Ma ecco che al 96° arriva l’occasione e, come dice il proverbio, “l’occasione fa l’uomo ladro”, in senso calcistico naturalmente.
L’occasione è quella di trasformare un netto anticipo sul pallone nell’ormai classico meme “rigore paa Roma”.
Del resto il regolamento in vigore lo consente perché ogni interpretazione è a discrezione dell’arbitro, che fa e disfa a proprio piacimento.
Secondo il regolamento è vero tutto e il contrario di tutto: lo decide l’arbitro. E perché non poter avere il dubbio che certe decisioni umane non possano essere condizionate dai colori di una maglia? Anche questo è possibile.
Così la testa bassa di Zaniolo che colpisce il piede di Maggiore che ha già colpito il pallone in anticipo propizia, per decisione unanime di Fabbri chiamato dal Var a rivedere l’azione, la decisione di fischiare a tempo scaduto un rigore sulla base di un fermo immagine.
Niente di nuovo ormai sotto il sole. Il calcio è simpatico, la barzelletta continua.
Conclusione: penalty realizzato e, come da copione, partita vinta, con Mourinho “risarcito” (risarcito di cosa, poi…).
Lo Special One, stavolta, ovviamente non si lamenta, anche perché non può. La squalifica che sta scontando e che gli ha impedito di sedere in panchina, lo salva perché gli leva anche la possibilità di parlare a fine gara e quindi gli impedisce di rischiare l’ennesima brutta figura di fronte a telecamere e microfoni.
Dopo le tante sfuriate ha, però, finalmente ottenuto il fortunato “contentino”, la panchina è salva e la pace armata è scoppiata, almeno fino alla prossima sceneggiata.
Nessun commento poi sulle parole di Luca Marelli il quale, con tono mellifluo, non perde mai l’occasione per adulare i suoi ex colleghi.
Fantasmagoriche le sue interpretazioni, soprattutto quando si arrampica sugli specchi nel tentativo di giustificare anche le cappellate… più colossali!
Insomma Spezia-Roma è finita come da copione “portoghese” doveva finire.
Thiago Motta molto pacatamente a fine gara è ruttavia stato lapidario: “Per il rigore e tutto quello che è successo oggi mi aspetto le scuse come successo ad altre società. Mi aspetto che a tutte le squadre vengano fatte delle scuse, aspetteremo le scuse che fanno alle grandi squadre. Mi viene da ridere per non piangere, ho piacere a guardare le partite in Europa mentre gare come quelle di stasera non ti fanno commentare niente. Come Spezia Calcio ci aspettiamo delle scuse”.
Forse le scuse potrebbero arrivare anche qui in termini di punti? Della serie: oggi un torto, domani un risarcimento? Ma il favore ai danni di chi? In barba a ogni suprema legge naturale dello sport? Forse in ottemperanza alle squallide leggi del capitalismo e del consumismo che somigliano tanto alla legge della giungla. Noi, naturalmente, speriamo proprio non sia così.
Sostenuto dalla frase di circostanza “The Show Must Go On” il giuoco del calcio, o appunto lo show calcistico, sta inesorabilmente scivolando verso un triste destino che sembra ormai segnato.
La Roma nel turno successivo batte l’Atalanta all’Olimpico 1-0, non senza un episodio scandaloso arrivato al 20° minuto quando Abraham viene graziato da Massa (e dal Var Di Bello!), per un fallo violento per il quale il rosso d’uopo viene scolorito in giallo.

E si arriva alla gara della Dacia Arena contro l’Udinese: dove viene mandato ad arbitrare chi? Ovviamente Di Bello: una garanzia per i giallorossi, sempre in buona fede per carità (…) e proprio alla vigilia del derby.
L’Udinese passa in vantaggio nel primo tempo con Molina e poi si mangia l’impossibile.
Di Bello concede ben 6 minuti di recupero (non si capisce perché…) e, finalmente, al 94’ arriva l’episodio che chiuderà il match: “E’ arrivato l’aiutino!”, pensano in molti davanti alla tv, ovvero “rigore paa Roma”.
Un presunto fallo di mano di Zeegelaar, che nessuno dei tre replay mandati in onda su Dazn evidenzia, ma che Di Bello, forse grazie a una triangolazione satellitare riesce a percepire, aggrappandosi alle proteste di Shomurodov.
Il Var, non vedendosi dalle immagini il fallo di mano, si deve per forza fidare di Di Bello, e il risultato è sancito.
Il fischio di Di Bello salva la Roma. Ennesima missione compiuta, col “destino” a favore: “E’ tornato l’aiutino!”, strillano pure dagli spalti.
A fine gara la furia di Pierpaolo Marino, direttore generale dell’Udinese: “Vedete un fallo di mano? Io non lo vedo. Mi sono meravigliato che sia stato fischiato un rigore con un’imperiosità incredibile. Vi assicuro che ho analizzato tutte le immagini possibili, anche quelle che abbiamo in sala video noi e sono riprese nostre. Io non riesco a vedere chiaramente un fallo di mano che giustifichi questa decisione così determinata da parte dell’arbitro. Ho rivisto tutte le immagini possibili e non trovo il tocco di mano di Zeegelaar, non so da dove Di Bello abbia tratto questa visione e non so nemmeno come possano vederlo certi commentatori televisivi, che addirittura fanno i complimenti all’arbitro per la decisione. Non riesco a vedere un’immagine chiara che mi faccia essere sicuro che la mia squadra non abbia subito un torto. L’Udinese veniva da nove sconfitte consecutive con Di Bello, non te le fa fare neanche il peggiore degli allenatori. Almeno siamo riusciti a non perdere con lui stasera. Secondo me anche il VAR non aveva immagini per vedere il fallo di mano e non ha potuto far niente”.
Del resto che Di Bello sia casualmente una “garanzia” per i giallorossi lo confermano i numeri: la Roma è la squadra da lui largamente più arbitrata sia in campo (25 volte) che al Var (11 volte).
In campo il fischietto di Brindisi vanta questi numeri: 13 vinte (dalla Roma naturalmente), 5 pareggiate, 7 perse.
Al Var le proporzioni sono meno sbilanciate: 5 vinte (sempre per la Roma), 4 pari, 2 sconfitte.
Per pura curiosità analizziamo i numeri di Di Bello con la Lazio: su 17 gare arbitrate, 8 sono quelle vinte dalla Lazio (con le seguenti squadre: Bassano, Palermo, Cagliari, Palermo, Frosinone, Genoa, Parma); 2 quelle pareggiate (entrambe col Bologna); 7 quelle perse (con Chievo, Inter, Sassuolo, Milan, Napoli, Juventus, Napoli).
Una designazione quanto mai fortunata per i giallorossi! Ma chi l’ha detto che certi mestieri non esistono più…
Anticipando i discorsi sul prossimo derby, sarebbe clamoroso se i tre diffidati della Lazio in campo oggi col Venezia (Luiz Felipe, Zaccagni e Pedro) fossero tutti ammoniti da Manganiello?

“E’ arrivato l’aiutino!”. E Mourinho non piange più…






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