di Claudio Chiarini
e Marco Valerio Chiarini

La 26° giornata ha fatto chiaramente intuire quali sono le squadre predestinate ad andare in Champions League e, per esclusione, quelle che invece non ci devono andare.
Lo si può capire analizzando gli arbitraggi di Doveri in campo e Banti al Var che affossano l’Atalanta sconfitta a Firenze e quelli di Massimi in campo e Nasca al Var che affossano la Lazio che pareggia a Udine. Il tutto dopo la mancata vittoria della Juventus nel derby con il Torino, con i granata che avrebbero persino meritato di vincere.

Fiorentina-Atalanta 1-0
La Fiorentina passa in vantaggio con Piatek al minuto 56. L’Atalanta pareggia 5 minuti dopo con Malinovskyi. Clamorosamente il Var decide di annullare un gol regolarissimo. La motivazione è il fuorigioco, evidentemente passivo di Hateboer, trasformato in attivo con una magia compiuta in cabina Var. Senza parole. Gasperini invece di parole ne ha da dire e le sue sacrosante proteste vengono punite con l’espulsione.

Udinese-Lazio 1-1
Più variegata l’attività di Massimi coadiuvato dalla complicità di Nasca al Var.
L’episodio più grave, anche per il modo in cui la verità è stata nascosta ai telespettatori, accade al 3° minuto. E’ il fuorigioco, non fischiato, sul gol del vantaggio dell’Udinese. Deulofeu sicuramente non è offside, come si vede a occhio nudo e come dimostra l’immagine con le righe tracciate mostrata stranamente solo 10 minuti dopo il gol.

Al contrario non viene mostrata la posizione di fuorigioco di Perez che colpisce di testa poco d’avanti a Hysaj (ultimo uomo della Lazio) per fornire l’assist vincente a Deulofeu. Il nostro fermo immagine conferma che Perez è in fuorigioco.

Perché i telespettatori sono stati ingannati mostrando un’immagine non appropriata?
Non sarà per caso che si voleva nascondere che il gol era certamente da annullare?
E’ sbagliato in casi come questo parlare di malafede?
E’ sbagliato in casi come questo parlare di risultati alterati e partite condizionate?

Calciopoli, anche solo la piccola parte di marcio emersa rispetto a quanto realmente accaduto, non ha insegnato nulla. Anzi, ha solo “suggerito” come mettere a punto una tecnologia che possa consentire di falsare i risultati in modo ancora più preciso ed efficace.

Il Var e il suo protocollo studiato ad hoc, infatti, lasciano agli arbitri ogni potere discrezionale, anche quello di ignorare il regolamento come nel caso del gol non annullato all’Udinese. Un potere discrezionale assoluto, che rende sempre molto facile, proprio come ai tempi di calciopoli, “guidare” risultati e campionati.

Lo dimostrano anche i quattro seguenti episodi:

1) Al 26° minuto c’è un rigore nettissimo non fischiato su Jovane Cabral. Il capoverdiano servito in area da un filtrante di Milinkovic-Savic viene falciato da dietro e sdraiato da Rodrigo Becao. Massimi non fischia e il Var, che avrebbe il dovere di intervenire, se ne infischia. Becao evita l’ammonizione.

2) Al 33′ c’è un altro rigore non fischiato su Patric. Sugli sviluppi di un angolo il difensore laziale, in area di rigore, corre verso la porta e Soppy lo sgambetta. Rigore clamoroso quanto il primo, ma Massimi fischia una punizione contro! Soppy evita la giusta ammonizione. Un doppio errore madornale che il Var, messo lì apposta, avrebbe dovuto correggere. Ma nulla, solo un complice silenzio e, come nei casi precedentemente descritti, le parole allineate di telecronista e commentatore.

3) Caso Rodrigo Becao. Il difensore dell’Udinese prende di mira Zaccagni fin dall’inizio della gara, commettendo un’infinità di falli più o meno gravi fra cui molti, da regolamento, passibili di ammonizione. Ebbene Becao terminerà la partita senza la macchia di un cartellino giallo. Al contrario Zaccagni subirà un’ammonizione ridicola per aver colpito nettamente il pallone in mezzo alle gambe di Wallace, confermato anche dal commento in diretta del telecronista “Zaccagni è bravo a recuperare il pallone…”. Risultato? Punizione e ammonizione a Zaccagni. Ridicolo anche l’ennesimo fallo commesso durante il recupero finale e non fischiato a Rodrigo Becao, che abbraccia e atterra Zaccagni impedendogli platealmente di involarsi verso l’area di rigore: è l’ennesimo fallo da ammonizione non fischiato al difensore dell’Udinese. E da questa palla riconquistata fallosamente parte l’azione nella quale i friulani colpiscono la traversa.

4) Due pesi e due misure. Altra strategia, vecchio stile. Arslan urla proteste (usando chissà quali parole…) in faccia a Massimi, il quale timidamente gli risponde, come si legge dal labiale, “calma, calma”. Quando Cataldi si rivolge all’arbitro per evidenziare uno dei due rigori non fischiati, viene affrontato a brutto muso dallo stesso Massimi che gli sbatte immediatamente in faccia il cartellino giallo. Coscienza sporca?

Di sicuro non è sbagliato affermare che la classe arbitrale e i vertici del calcio che la presiedono e la dirigono stanno togliendo ogni residua credibilità e gran parte del fascino al gioco del calcio.

1 commento

  1. Avevo visto perfettamente il fuorigioco e mi ero chiesto perché facevano rivedere solo il momento del tiro in rete. Una vergogna.

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