di Emiliano Foglia

Con l’ultima partita casalinga degli uomini di Inzaghi, il “Lazio Museum” ha concluso la sua attività espositiva all’interno dello Stadio Olimpico. Una lunga stagione che ha visto la Lazio trionfare, alzando al cielo la Supercoppa Italiana vinta a Ryad contro la Juventus di Ronaldo e conseguendo il sospirato piazzamento in Champions League che mancava ormai da troppo tempo.

Il museo ufficiale della S.S. Lazio con le sue mostre a tema, non ha mai abbandonato la Lazio, anche quando il Covid-19 ha messo in ginocchio l’Italia intera. Ad emergenza terminata o quasi, si e deciso di ripartire giocando le 12 gare rimanenti a porte chiuse, ma lo staff museale ha continuato ad esporre le sue divise, spostando la sua attività espositiva proprio a pochi metri dalla panchina degli eroi biancazzurri.

Due sono state le teche predisposte in quest’ultimo mese, posizionate sulla pista di atletica dell’impianto capitolino: la Lazio, in virtù dei suoi antichi e nobili valori e soprattutto per la sua sportività che da sempre la contraddistingue, ha deciso di esporre anche le maglie delle squadre avversarie di turno all’Olimpico.

Ricordiamo su tutte quella numero 10 della Fiorentina di Giancarlo Antognoni, ammirata dallo stesso campione del mondo presente come commentatore il giorno di Lazio-Fiorentina (2-1), che si è fatto immortalare accanto alla sua storica divisa.

Nell’ultimo appuntamento casalingo, Lazio-Brescia (2-0), il “Lazio Museum” ha salutato tutti esponendo due riproduzioni storiche delle divise dell’era pioneristica del primo club della Capitale. In bella mostra la “Maglia 1904” e la “Maglia delle Finali” messe proprio a coprire quel periodo storico che ha visto la Lazio arrivare a disputare due finali consecutive nel 1913 e nel 1914, oltre a quella del 1923 ed a quella sfiorata del 1915, che per i noti eventi bellici non fu mai disputata.

La storia è nota, il campionato venne sospeso per la Grande Guerra proprio quando Lazio e Genoa erano lì per sfidarsi per il titolo di Campione d’Italia, che, a conflitto terminato, venne inopinatamente e misteriosamente acquisito al Genoa, reso campione senza alcun provvedimento federale e senza aver disputato la finale contro la Lazio.

Andiamo con ordine, partendo dalla casacca del 1904. In quella stagione le divise diventano più belle, seguendo il modello inglese e delle grandi squadre italiane del Nord, che già da tempo utilizzavano gli inserti a colori nelle casacche. Nascono in casa di Sante Ancherani (il primo centrattacco della Lazio) le camicie di flanella ad inserti bianchi e celesti realizzate artigianalmente dalla mamma Silvia e dalla sorella Nazarena.

La seconda maglia esposta è la fedele riproduzione di quella indossata nella stagione 1920/21. All’epoca andava di moda lo stile semplice ed essenziale, con i lacci intrecciati. Il materiale di produzione utilizzato risultava piuttosto grezzo e la maglia, intrisa di sudore, tendeva ad appesantirsi molto, rendendo ancor più faticoso e duro il compito dei giocatori laziali.

La casacca si presentava a tinta unita, dalla tonalità cromatica più azzurra che celeste e con i laccetti incrociati a chiudere l’ampio scollo. La maglia riprende il modello utilizzato nella prime due finali scudetto giocate dalla Lazio nel 1912/13 e nel 1913/14, che come detto sarebbe stata utilizzata anche nel 1914/15.

La novità è rappresentata dalla presenza, sulla casacca, del nuovo stemma sociale, con il monogramma “SPL” (Società Podistica Lazio) nel quale le tre lettere sono intrecciate tra loro e incastonate in un cerchio. E’ questo il primo stemma nella storia della Lazio a comparire sulle maglie: curiosamente non vi è raffigurata l’aquila, da sempre simbolo di nobiltà e fierezza e strettamente legata alla Roma dei Cesari e simbolo di rappresentanza delle Legioni Romane.

Il “Lazio Museum” da’ appuntamento alla prossima stagione con tante altre mostre e ricorda di seguire l’attività benefica e di solidarietà intrapresa da quasi due anni. Tante sono state le azioni benemerite che hanno portato un sorriso ed una speranza a quelle figure che più di tutte necessitavano di supporto e sostegno economico.

Sempre nel segno dei valori tramandati dai fondatori del club, va rammentato come nel 1921 la Lazio venne eretta a Ente Morale, in riconoscimento dell’attività dei suoi dirigenti che decisero di trasformare il proprio campo da gioco in orto di guerra allo scopo di soddisfare il fabbisogno alimentare della popolazione durante la prima guerra mondiale.

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