Mario Pennacchia, tra i maggiori studiosi e storici della S.S. Lazio, è intervenuto nella trasmissione radiofonica Laziali On Air, condotta da Danilo Galdino e Fabio Belli:
“Nel giorno dei 120 anni devo dire che i tifosi della Lazio sono stati grandi, pensando alle origini. I fondatori non pensavano certo di arrivare ad un anniversario così importante, non avevano fondatori, padrini o finanziatori ma sono riusciti a creare un’idea capace di andare oltre il Secolo. Come se si immaginasse un corteo capace di scalare montagne e ostacoli e di diventare un popolo partendo da un gruppo di 9 persone. Dal punto di vista sentimentale la Lazio è unica, non è una società qualunque ma è un movimento, un’idea, qualcosa che va al di là della semplice squadra di calcio.”
“La Polisportiva ha ormai decine e decine di sezioni, non riesco ad immaginare un’altra società che ha questo slancio e questa espansione, si è arrivati a questo appuntamento dei 120 anni con la prima squadra in prima pagina dappertutto. Il rammarico è che un giornale della Gazzetta dello Sport, di cui sono stato caporedattore dell’edizione di Roma, non abbia dedicato una sola parola a un anniversario così importante.”
“E’ impossibile isolare dei nomi singoli per rappresentare la storia della Lazio: il mio grande idolo è stato Silvio Piola, grandissimi calciatori come Chinaglia, Giordano, Signori e ora Immobile e anche quelli meno conosciuti alle ribalte nazionali come Fabio Poli e il suo gol nello spareggio di Napoli. Dal piccolo Vettraino che si presentò allo stadio di Genova per esordire in Serie A per giocare contro il Liguria e si ritrovò un addetto che lo bloccò perché era troppo giovane, servì chiamare qualcuno per farlo entrare in campo e segnare uno dei gol più strepitosi della storia, su una palla lunga si avventò scavalcando di testa il portiere e segnando il gol dell’1-0. Piola che segna e vince il derby da solo con la fronte spaccata e poi fasciata e la faccia insanguinata.”
“Importante ricordare figure importanti come Nesta, Gradella ma anche i grandi presidenti come Lenzini, Cragnotti e anche Lotito che nonostante le grandi avversità che ha dovuto attraversare ha portato di nuovo la squadra ai vertici oltre a regalare grande solidità finanziaria. E poi mi commuovo pensando al generale Giorgio Vaccaro: quando compì 80 anni scrissi sulla Gazzetta dello Sport su come onorare la ricorrenza e mi chiamò invitandomi a casa sua, nell’articolo gli dissi: “Lasci stare chi ha voluto infangare il suo nome, gli italiani per bene sono tutti con lei.” Mi portò a casa e ricordo che rimasi incantato nel vedere il suo nome su una collezione di “Calcio Illustrato” con una dedica per lui. Questi sono stati i più grandi dirigenti della Lazio assieme ad Olindo Bitetti, senza di loro la Lazio non sarebbe arrivata ai 120 anni.”