p class=”p1″>“Dalla scuola allo stadio, il modo giusto per sostenere lo sport”. L’iniziativa promossa dal club è tornata tra i banchi di scuola. Quest’oggi Marco Parolo, Silvio Proto, Felipe Caicedo, lo storico Team Manager Maurizio Manzini ed il portavoce della S.S. Lazio Arturo Diaconale hanno visitato all’Istituto Comprensivo Città dei Bambini, Via San Giorgio, 25 – Mentana (RM).




Con gli studenti, i calciatori hanno affrontato svariati temi, focalizzando la discussione sulla promozione della formazione della cultura sportiva, sulla diffusione dei principi legati ad una crescita psico-fisica sana, leale e non violenta, che educhi gli adulti del domani a comportamenti rispettosi dell’avversario e delle istituzioni.

Il Team Manager della S.S. Lazio Maurizio Manzini ha rilasciato alcune dichiarazioni durante l’evento:

“La Lazio ha attraversato molti momenti che meriterebbero di essere ricordati, ma credo che il frangente migliore sia stato al ritorno da una tournée in estremo oriente e sapevamo che il giorno dopo la Lazio sarebbe sparita insieme a molti anni di successi e di insegnamenti che erano stati profusi in campo e fuori. Sarebbe andata persa una porzione importante della storia dello sport e di Roma. A volte i miracoli avvengono e, per questo motivo, sarò sempre grato da tifoso laziale al Presidente Claudio Lotito”.

In particolare, alle domande degli alunni presenti nell’Istituto hanno risposto i seguenti esponenti della Lazio:

L’attaccante Felipe Caicedo:

“Quando ero piccolo pensavo di poter arrivare in questo tipo di calcio, è sempre stato il mio sogno. Per fortuna sono riuscito ad arrivare in un campionato importante come la Serie A. Provo tante emozioni quando la Curva canta, loro ci incitano a giocare bene.

È importante sentire il sostegno dei tifosi, rappresentano un grande stimolo. Ci piace venire nelle scuole, è importante parlare di sport con i più piccoli e tramandare quanto abbiamo imparato sul campo. Insegnare il rispetto è importante, senza di questo è difficile. Da bambino ero un appassionato di calcio e ringrazio Dio per avermi regalato la possibilità di diventare calciatore. Prima di una partita bisogna fare bene colazione, lo dice anche il mister.

Poi mangiamo la pasta ed il pollo. Non c’è molta differenza tra il calcio spagnolo e quello italiano, sono due competizioni di alto livello e tra i più importanti al mondo”.




Il centrocampista Marco Parolo:

“È difficile dire quale sia stato il momento più bello da calciatore, quando si vincono dei trofei si festeggia con la squadra e sono i momenti più belli. Per noi è bello essere vicini ai più piccoli per dare qualche consiglio sullo sport, è un piacere. Per essere un atleta bisogna curare bene il corpo, fisicamente e mentalmente: è necessario seguire quanto ti insegnano nella vita e dare sempre il massimo. Capita di arrabbiarsi e di confrontarsi con dei compagni, ma sempre in modo positivo cercando di dare consigli costruttivi: l’importante è abbracciarsi alla fine della partita, fa parte del gioco. 

È bello sentire la vicinanza dei nostri tifosi. Il razzismo è un tema delicato, sospendendo una partita a volte si da peso ad un gesto di poche persone ed a questo viene data importanza. Questi fenomeni, comunque, non dovrebbero manifestarsi. Vivere in una grande città è bello perché ci sono molte più persone allo stadio. La vita del calciatore è la stessa in qualsiasi città, la differenza è nell’ambiente che si respira allo stadio. 

Il mio stadio preferito è San Siro, perché sono cresciuto vicino Milanello. All’Olimpico però ho esordito in Serie A, sono due stadi che porto con me. Per diventare calciatori bisogna sacrificarsi molto e divertirsi tanto da piccoli: crescendo si fa strada. Giocare deve essere un divertimento, non un’ossessione”.

E infine il portiere Silvio Proto:




“Non possiamo mangiare tante cose buone per la nostra professione: il calcio però è una scuola di vita, quindi è importante. Al termine della carriera vorrei diventare un allenatore, mi piace giocare con i miei figli e vorrei insegnare au più piccoli. Mi piacerebbe giocare anche a golf al termine della mia carriera, è uno sport che mi piace molto. Ci fa piacere sentire il nostro nome quando facciamo una giocata importante.

Quando si gioca senza tifosi è difficile. Ho giocato in Grecia e lì i sostenitori sono più aggressivi: una volta giocai contro il PAOK ed il nostro allenatore ricevette un colpo in volto e vincemmo la partita a tavolino. Quando si entra in uno stadio bisogna portare rispetto per tutti perché il calcio è un divertimento. Noi portieri ci alleniamo di più, ma corriamo di meno nel giorno partita e dobbiamo comunque farci trovare pronti nel momento della necessità. Mi sento belga perché sono cresciuto lì, mio padre è italiano. In Italia mi trovo bene, ho tanti amici. Il calcio deve restare un gioco e portare felicità, abbiamo l’opportunità di fare del nostro hobby un lavoro.

La prima maglia che ho avuto era di Walter Zenga, ma poi il mio idolo è stato Buffon. L’ho incontrato in Champions League con l’Olympiakos e sono rimasto intimorito dal parlare con lui: è molto gentile e umile. Lui ha vinto tutto ed è rimasto umile e gentile. Ho giocato contro Messi e mi ha fatto una grande impressione, così come gli attaccanti della Lazio”.

(fonte: sslazio.it)






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