L’eleganza è una dote rara nel calcio, un giocatore elegante si distingue sempre, ed è percepibile anche da occhio meno esperto. Toccare il pallone con raffinatezza, danzare sulla sfera, spostarla ad arte con movimenti armoniosi è uno stile inconfondibile, spettacolo sul manto erboso. El Tucu Correa è uno di quei giocatori che si potrebbero definire prototipo di eleganza per come gioca al calcio. Saltare l’uomo è una prerogativa dei giocatori di qualità, di coloro che servono per creare superiorità numerica, per connotare le azioni di pericolosità.




Correa è uno dei dribblatori più forti della massima serie, tra i magnifici sette nella speciale classifica, con la media di 2,1 dribbling vincenti a partita, insieme a Chiesa e Gervinho. Il migliore nel fondamentale è il giovane centrocampista del Sassuolo Boga con la media di 3,3, davanti a Ilicic secondo con 2,5 e De Paul terzo a 2,3: a seguire Gomez e Ansaldi con 2,2. Queste doti nel dribbling, nel disorientare l’avversario con le finte di corpo o spostando velocemente il pallone, sono le armi dell’argentino per creare presupposti da gol. Correa sa giocare bene sia col destro che col sinistro, e quasi sempre il primo avversario lo supera, è matematico. Nasconde il pallone al difendente, sparendo e apparendo alle sue spalle, perché Correa è un giocatore di 188 cm agilissimo, si muove velocemente palla al piede, questa è la peculiarità dell’attaccante. Contro l’Udinese alla Dacia Arena Larsen sembra essere attraversato dal Tucu, che con un gioco di prestigio si libera del difensore friulano prima di insaccare sul secondo palo. Palla incollata al piede, finte di corpo, imprevedibilità, velocità di pensiero. Nel gol contro l’Atalanta, una perla indelebile nella sua stagione e in quella del club, il numero 11 di Inzaghi vede prima la possibilità di far male in ripartenza, si muove subito attaccando velocemente lo spazio, e riesce per questo ad arrivare per primo sul pallone rinviato da Caicedo, per poi inventarsi un gol da cineteca.




Bisogna intuire il gioco, trovare lo spazio per affondare, leggere l’azione in anticipo, per poi puntare l’uomo. Il duello: è questo che esalta Correa, il confronto con l’avversario, che riesce a superare col dribbling puro, con la giocata supportata dalla tecnica, raramente basata sulla sola velocità o sullo strapotere atletico. Correa è eleganza pura, un fiorettista che sa creare il panico nelle difese avversarie. La qualità all’ennesima potenza in un giocatore che ha il fisico per difendere bene il pallone: Correa può giocare seconda punta, trequartista o esterno d’attacco, fornendo ad Inzaghi una vasta gamma di possibilità, sempre col dribbling nel sangue.

(fonte: agenzia ufficiale ss lazio)






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