di Fabio BELLI

Dopo la beffa subita contro il Messina, la trasferta di Pescara per la Lazio non arriva certo nel momento giusto. Ripescati dalla Serie C/1, sotto la guida dell’ambizioso tecnico Giovanni Galeone, maestro della zona, gli abruzzesi hanno già dimostrato nelle prime due giornate di poter sovvertire i pronostici di inizio campionato, che non li segnalavano certo tra le formazioni papabili per il salto in Serie A.




Inoltre a Pescara il clima per la Lazio è sempre dei più ostili: arrivano gli scontri, puntuali con i laziali che non rinunciano a sostenere i loro beniamini in quello che appare già come il primo crocevia della stagione. Perdere anche allo stadio Adriatico significherebbe innescare una reazione psicologica pesante: a -8 con tre giornate già disputate, la salvezza diverrebbe una chimera.




I peggiori incubi laziali si concretizzano col primo tempo arrembante di un Pescara che pure aveva rischiato di non scendere in campo coi giocatori pronti a mettere in mora la società, non ancora pronta a far fronte agli impegni economici di una Serie B inaspettata (durante il processo per il calcioscommesse, gli abruzzesi avevano avuto un atteggiamento molto ostile verso la Lazio, per sfruttare un ripescaggio poi concretizzatosi grazie all’esclusione del Perugia dal campionato). E’ stato Galeone a farsi garante verso i suoi, consapevoli di come la sua squadra potesse trasformarsi rapidamente da cenerentola a macchina perfetta.




E nel primo tempo gli schemi di Galeone disorientano una Lazio ancora frastornata dal blitz messinese. A metà primo tempo gli spazi sistematicamente sfruttati dai padroni di casa, dopo due clamorosi legni, un palo e una traversa, colpiti a Terraneo ormai battuto, portano al gol di Pagano, con la Lazio che appare ancora leggera in avanti in assenza di Fiorini. A centrocampo esordio da titolare per Camolese, Mimmo Caso è in panchina e in attacco viene confermato Mandelli, ma a sfiorare il gol in apertura di ripresa è Acerbis.




Ancora a causa di Pagano, che coglie un clamoroso palo (terzo legno della partita per i pescaresi), la Lazio rischia di capitolare però definitivamente. Fascetti corre ai ripari inserendo Caso per Fonte, e pochissimo dopo arriva il pari quasi insperato, con Mandelli perfetto nei tempi di inserimento, battendo di testa Gatta su perfetta sponda aerea di Piscedda che aveva raccolto un pallone scodellato in area da Camolese. Nel finale Fascetti decide di dare un po’ di respiro a Poli inserendo il giovane Antonio Piconi, un altro protagonista in secondo piano nella storia della Lazio del -9. Attaccante classe ’65 tornato in biancazzurro dopo un’esperienza alla Rondinella Firenze e che lascerà la squadra a ottobre per accasarsi all’Alessandria.




La palla-match capita però sul piede del solito, scatenato Pagano (un personaggio rimasto nel cuore dei pescaresi, la classica ala che se in giornata è capace di mandare ai pazzi gli avversari: una volta alla domenica sportiva Paolo Maldini lo citò come avversario che lo aveva fatto soffrire di più!), che manca il colpo del ko. Quello che non era riuscito a Mandelli col clamoroso palo colpito contro il Messina, si concretizza per la giovanissima punta contro un Pescara destinato ai vertici della classifica.




Il video con la sintesi della partita, tratto dal canale YouTube PescaraCalcioTube




IL TABELLINO

28 settembre 1986, PESCARA-LAZIO 1-1
MARCATORI: 24’pt Pagano (P), 19’st Mandelli (L)
PESCARA Gatta, Benini, Camplone, Bosco, Ciarlantini, Ronzani, Pagano, Gasperini, Rebonato (29’st Gaudenzi), Loseto, Berlinghieri (1’st Bressan) Allenatore Galeone
LAZIO Terraneo, Podavini, Piscedda, Esposito, Brunetti, Fonte (16’st Caso), Camolese, Acerbis, Mandelli, Pin, Poli (37’st Piconi) Panchina Ielpo, Gregucci, Sgarbossa Allenatore Fascetti
Arbitro Cornieti di Forlì




Lo spezzone dedicato alla partita dell’Adriatico dal documentario “Una storia, un sogno” di Gianni Bezzi




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