di Alessandro DE CAROLIS 

La 14° giornata deve ancora concludersi con il posticipo Atalanta-Benevento di questa sera ore 20:45, ma il più è stato giocato. Delle cinque “big” si nota un’iniziale fuga a tre per lo scudetto. Napoli, Inter e Juventus distaccano le due romane fermate con due pareggi rocamboleschi. La Roma nella trasferta a Marassi contro il Genoa sblocca una partita complicata con la solita prodezza di El Shaarawy. Ma poi ci pensa De Rossi a riaprirla con il suo solito momento di ordinaria follia: trattenuta e manata in faccia a Lapadula in area giallorossa. Immediato l’intervento del VAR, con conseguente cartellino rosso e calcio di rigore per i genoani (trasformato dallo stesso Lapadula). Una partita che nei minuti finali si è accesa, con il palo della Roma colpito da Strootman e le due occasioni capitate sempre sui piedi di Lapadula. Se in questa partita l’utilizzo del VAR è stato corretto e immediato, si può dire che tutto l’opposto è accaduto nella sfida pomeridiana delle 18. La Lazio viene raggiunta al 92′ dalla Fiorentina con un calcio di rigore assegnato dal VAR. Oltre ad esser stata una decisione dubbia, c’è da segnalare anche l’enorme ritardo della chiamata per il presunto fallo in area laziale. L’azione infatti era continuata, tanto da esser già stato battuto anche un calcio d’angolo della Fiorentina con la conseguente ripartenza laziale. Tre minuti e passa sono oggettivamente troppi per valutare un’azione con tutta la comodità di uno schermo e varie angolazioni per la moviola. Senza contare che l’arbitro Massa non era stato neanche chiamato al monitor nel primo tempo, viceversa, in occasione di due rigori probabili a favore della Lazio (uno su Parolo, nettissimo a occhio nudo). Una Lazio non brillante certo, sul piano atletico e mentale, ma che aveva fatto comunque la sua partita. La sua unica pecca è non averla chiusa prima, con le occasioni sprecate soprattutto nel secondo tempo. Sportiello ha alzato un muro su Immobile e Luis Alberto, negando loro due gol quasi fatti, ma Parolo ha avuto sulla coscienza due colpi di testa (uno incredibile con un terzo tempo alla CR7) sparati addosso all’estremo difensore viola. I pareggi delle romane fanno comodo al terzetto di testa: il Napoli vince di misura (e con molta fatica) a Udine, l’Inter archivia la pratica col Cagliari, mentre la Juventus strapazza il Crotone. I partenopei vincono una partita sporca e complicata, dimostrando di esser migliorati rispetto all’anno scorso, quando partite del genere erano costati punti pesanti in zona Champions. Il rigore di Jorginho vale tre punti d’oro per riscavalcare l’Inter e mantenere il primato. Nerazzurri trascinati dal solito Icardi con la sua seconda doppietta consecutiva e dalla rete del subentrato Brozovic. Spalletti ha forgiato in poco tempo una squadra solida, quadrata e letale. I bianconeri calano il tris sul Crotone e a mettersi in luce non è l’attacco, mail reparto di difesa grazie ai gol di Benatia e De Sciglio. Mandzukic, peraltro, ha dimostrato che il gol lo trova con più facilità da centravanti puro piuttosto che come esterno. Il “guerriero” è l’anima di questa Juventus e non a caso i tifosi gli hanno dedicato la loro ultima coreografia. Il Milan pareggia a reti bianche col Torino e salta la panchina di Montella (Gattuso suo erede). Partita impalpabile, con un Kalinic che sbaglia tutto e di più. In zona retrocessione la vittoria del Verona ha accorciato la classifica. Benevento a parte, ora sono almeno 5/6 squadre coinvolte nella lotta salvezza. Un campionato via via sempre più spezzato in tre parti, in maniera netta, con al centro un “limbo” che sembra tanto il purgatorio della Serie A.

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