di Arianna MICHETTONI

La saggezza popolare afferma che la coda sia la parte più difficile da scorticare, e, pur parlando metaforicamente, è assai difficile non trovare un fondo di verità in questa massima: del campionato mancano effettivamente sei giornate alla conclusione, ma la stagione ha già dato l’impressione di prolungarsi noiosamente – quasi fosse una lungaggine dovuta, più che goduta.




E se lo scudetto è già della Juventus ed una delle due milanesi resterà fuori dall’Europa, se la retrocessione pare cosa già decisa e persino gli stadi tornano timidamente a riempirsi, la domanda allora è d’obbligo: cosa resterà di questa 33esima giornata? Due anticipi che contenderanno l’audience all’impeccabile organizzazione della sagra dei frascategli in quel di Morolo – sebbene il duello fra Fiorentina ed Inter (peccato l’orario cinesamente scomodo) possa costituire un flebile interesse.




Si scivola poi a domenica, arrivando alla sfida etico-morale tra Sassuolo e Napoli che fa solo da attesa alla contrazione involontaria del muscolo cardiaco: Lazio-Palermo è forse per pochi, ma nel cuore di tutti. Perché si, per la nostra Lazio non basterebbe un calendario solare – o magari basterebbe per liberarsi dei torti arbitrali. Che frontali o laterali, colpiscono ugualmente la classifica: ora l’obiettivo minimo dei biancocelesti è il quarto posto, da raggiungere anche attraverso la gara contro la nostalgia siciliana – squadra, infatti, già virtualmente in cadetteria.




La Juventus inizia la sua sei settimane di scudetto fashion week contro il Genoa, aspettando il palcoscenico più importante; la roma gioca il trofeo “andarci vicino” contro il Pescara – ed è lecito credere che non ci sarà bisogno di rigori o reti in fuorigioco, questa volta. E poi Sampdoria Crotone, Udinese Cagliari e Chievo Torino: più una battaglia di dignità sul campo, di dedizione e giocate con un pallone; partite che è giusto disputate in una serie a composta da 20 squadre, certo: ma il dubbio è lecito: venti è il numero perfetto?






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