di Arianna MICHETTONI

È finita lo si dice alla fine, nulla di più vero – così come è vero che alcune fini siano maggiormente dilazionate nel tempo, come si fosse in perenne attesa di qualcosa. Ma una partita può dirsi ragionevolmente conclusa, almeno sul campo, al fischio dell’arbitro; tutto quello che segue è esercizio d’opinione – insomma, una bella posa plastica in un ambiente di figuranti.




Meglio procedere però con ordine, e nel procedere, appunto, meglio fare un passetto indietro: ieri sera si è giocato l’anticipo Juventus – Milan, cosa ormai nota a tutti. Meno noto è stato lo svolgimento della partita, tutto condensato nella manciata di secondi finale: rigore si, rigore no, rigore è quando arbitro fischia. I novanta minuti giocati hanno però visto i bianconeri più volte prendere il sopravvento sugli avversari, e generalmente meritare la vittoria: quindi chi è che sostiene il contrario? Chi difende la regolarità di un campionato mai iniziato, in cui si è tentata una costruzione posticcia di un’avversaria: e ora, per bontà di ragionamento, se anche la Juventus ieri sera avesse pareggiato – e avesse garantito un sereno risveglio ai derubati delegittimati – è quantomeno assurdo credere che lo scudetto avrebbe avuto diversa assegnazione. Tanto più che, a presentare la Serie A, si è ormai perso il conto delle giornate disputate più nel numero che nell’intenzione: ci si può davvero aspettare qualcosa di diverso dalla vittoria per una Roma impegnata a Palermo o per un Napoli che ospita il Crotone? Retorica a parte, le vere pecche di questo campionato stanno tutte nella loro prova europea – come le operazioni che, per avvalorarne l’esattezza, avevano il loro opposto riscontro: non è infatti affatto strano che tanto in Europa League quanto in Champions League le degne rappresentanti italiane rasentino appena la mediocrità, trovando il giusto posto in eliminazioni perentorie o sconfitte votate anima e corpo al ribaltone. Che giallorossi e partenopei vincano pure contro squadre italiane nella forma, se non ancora nella matematica, già retrocesse; più viva è invece la zona medio-alta, dove la Lazio dovrà dare ancora prova di brillantezza e forza contro un Torino spavaldo e determinato: ultimo ma non ultimo, lo scontro del lunedì sera verrà di fronte Immobile e Belotti: ovvero le più rosee aspettative della nazionale nostrana. E poi c’è oggi il derby della lanterna, più utile a rincuorare i tifosi di Genoa e Sampdoria; domani esalteranno gli spiriti appassionati di calcio gli imperdibili Sassuolo – Bologna, Chievo – Empoli, Fiorentina – Cagliari e Pescara – Udinese – e ci si chiede poi, tra preoccupazione e sgomento, come mai ci sia crisi nella vendita dei diritti televisivi. Ma il buonismo dilagante impone che tutte abbiano una parità di trattamento, tant’è: meno male che, in libertà di scelta, i biancocelesti possano dedicarsi all’importante scontro Inter – Atalanta, dove, per inciso, si affronteranno la squadra più in forma del campionato e una formazione che ancora crede al posto Champions. Tutto vero: potere della comunicazione di massa.

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