di Fabio BELLI
Giornalista politico tra le firme di punta del quotidiano Libero e tra le più brillanti del panorama giornalistico italiano, Tommaso Montesano segue sempre con grande piacere e attenzione le vicende della Lazio, soprattutto ora che da tifoso ci sono motivi per gioire. In esclusiva per Laziostory ha raccontato le sue impressioni sul mondo biancazzurro alla vigilia della fondamentale sfida contro l’Inter di mercoledì sera.
Quanto è stato importante per la Lazio reagire alla sconfitta nel derby con due grandi vittorie come quelle contro Sampdoria e Fiorentina? “Parlando con un mio caro amico che condivide la nostra stessa impostazione di laziale moderato, avevamo fatto una tabellina in cui temevamo di fare due punti contro genovesi e viola, perdere con l’Inter e vincere semmai col Crotone. Non credevo in due vittorie di fila: la partita di Genova è stata spettacolare, tante volte dopo un derby perso erano arrivati strascichi negativi ed invece la squadra ha saputo mettere in campo una grande risposta.”
Simone Inzaghi sta stupendo tutti: ci si poteva aspettare un approccio del genere da parte di un tecnico così giovane e ancora inesperto per la Serie A? “Per Inzaghi abbiamo finito un po’ gli aggettivi, è il personaggio simbolo di questa squadra. Dobbiamo ricordarci le cose che si dicevano di lui dopo il no di Bielsa: gli appellativi più gentili riferiti a lui erano “servo di Lotito” e “Yes Man”. Fu trattato un po’ come un disoccupato che saltava addosso all’occasione della vita. Bisogna riconoscere i suoi grandi meriti, e ricordare anche le grandi critiche al gioco dopo le prime vittorie, ricordo che dopo il match contro l’Empoli, vinto, sembrava che avessimo perso in malo modo. I risultati gli stanno dando ragione e ne sono felice, mi ricorda il Pioli del primo anno, che faceva cantare l’inno ai giocatori. Puntare sull’unità del gruppo è stata la sua carta vincente. Quest’estate non c’era nessuno disposto a dargli credito, comunque vada la partita di domani la Lazio ha comunque l’opportunità di chiudere il girone d’andata a una quota altissima.”
Inter-Lazio sarà un crocevia importante, anche per i tanti ex in campo: che tipo di partita sarà? “Vedo una sfida molto difficile all’orizzonte: l’Inter è un’ottima squadra, costruita con una certa confusione ma con grandi individualità. Pioli da grande allenatore qual è sa come schierare la squadra, vengono da tre vittorie consecutive, si può provare a sfruttare qualche assenza a cui dovranno far fronte per provare a metterli in difficoltà. La Lazio dovrà essere brava a giocare libera di testa. Non vedo in questo momento l’Inter inferiore alle grandi come organico, i nerazzurri possono vantare qualità importanti soprattutto a livello offensivo.”
In questi giorni si è parlato molto del caso Keita: quale potrebbe essere una soluzione ottimale, considerando che il giocatore non sembra particolarmente entusiasta di rimanere alla Lazio? “Non vorrei essere pessimista, ma dobbiamo pensare a sfruttarlo innanzitutto quest’anno per poi prendere atto di quella che è la situazione. Io in estate sono stato molto feroce nei suoi confronti, le sue fughe e il suo atteggiamento mi avevano molto deluso e lo avrei dato via. Credo che sia il giocatore a non voler restare e penso quindi che non ci siano soluzioni. Mi attengo alle prestazioni in campo che finora sono impeccabili, in questo è stato molto abile anche Inzaghi così come con tutti i giocatori della rosa, il lavoro psicologico del tecnico è stato fondamentale. Vedo però difficile un rinnovo di contratto: bisognerà attendere le offerte che arriveranno ma Lotito a volte spara cifre eccessive alle pretendenti. Chiaramente anche le richieste del giocatore dovranno essere sensate: ricordo come si comportò Zoff, durante la sua esperienza da presidente, quando il centrocampista olandese Winter gli chiese un ingaggio spropositato. Gli disse col suo tipico aplomb: “A queste cifre non mi siedo neppure a discutere”. Sulle basi economiche che circolano penso sia giusta la cessione, ma al tempo stesso non sappiamo se e quanto sia stato offerto al giocatore. Potrebbe essere lui ad aver chiesto tre milioni e mezzo, o la società ad averne offerto a malapena uno. Per questo dico di attenerci all’attualità: farei di tutto per tenerlo a gennaio perché la squadra ha un equilibrio e lui ricopre un ruolo importante. Poi a giugno si vedrà, considerando anche che il presidente Lotito gestisce queste trattative a modo suo e la sorpresa può essere sempre dietro l’angolo.”
Mediaticamente i biancazzurri sono sempre un po’ bistrattati: la società sta lavorando al meglio per gestire le troppe voci che spesso si accavallano, anche sul futuro dei giocatori? “Qualcosina a livello mediatico si è fatto, io sono andato con mia figlia allo stadio a Lazio-Bologna sfruttando l’iniziativa per agevolare i bambini, così come ho trovato una operazione-simpatia azzeccata le “citofonate” estive. Il pessimismo non mi appartiene ma da giornalista posso dire che certe tematiche vengono trattate per tutte le squadre. E’ vero che quando le cose vanno bene si enfatizzano comunque gli aspetti negativi, ma è un po’ il giornalismo sportivo ad essere drogato di mercato, ora ci aspetta un mese di passione, ma del mercato di gennaio si è iniziato a parlare già a novembre, è una pratica ormai consolidata.”
Qual è la tua opinione sulla vicenda dello Scudetto 1915? Ritieni giusta la rivendicazione e pensi che si potrà arrivare ad un lieto fine? “Innanzitutto devo dire che l’avvocato Gian Luca Mignogna merita grandissimi complimenti, è lui l’artefice di questa iniziativa eccezionale e va ricordato e riconosciuto il grande lavoro che ha svolto anche a livello di recupero di carte e documenti. Alla luce dei fatti che sono emerse mi sorprendo di chi si sorprende, avanzando dubbi su quella che mi sembra una verità storica inconfutabile. C’è sicuramente una parte dell’ambiente di Roma che prova fastidio, qualche nostro parente stretto in questa città è sicuramente irritato dal fatto che la Lazio possa veder riconosciuto un suo diritto. Spero che gli sforzi dell’avvocato vengano premiati e che anche il presidente Lotito lo possa aiutare nei limiti di quello che la sua figura può portare alla causa. Non credo che il presidente federale Tavecchio possa essere un acerrimo avversario di questa iniziativa, con la giusta discrezione si può lavorare per ottenere quello che sarebbe un premio per la società stessa, oltre che un sacrosanto riconoscimento per un pezzo importantissimo della storia della Lazio.”