Pubblicato su “Il Nuovo Corriere Laziale” del 3 maggio 2016

di Gian Luca Mignogna

Come tutti sappiamo il Campionato di Prima Categoria 1914/15 è stato tramandato ai posteri come il campionato interrotto dalla Grande Guerra, in cui il tricolore fu assegnato a tavolino al Genoa in modi e termini a di poco nebulosi ed alla Lazio furono arbitrariamente negati i grandi meriti sportivi che la resero l’unica squadra certa di essersi conquistata l’ambita finalissima nazionale. Per la gloriosa società capitolina, tuttavia, quella stagione calcistica fu di rilevantissimo valore anche per un’altra ragione storico/sportiva. Sulle splendide divise a tinte marcatamente biancazzurre quell’anno, infatti, fece il suo debutto il primo logo sociale, l’acronimo “SPL”  della Società Podistica Lazio, che all’epoca affiancò lo stemma istituzionale in cui spiccavano l’aquila imperiale ad ali spiegate ed un fregio marmoreo a forma circolare. Il nuovo logo del club romano (FOTO) si caratterizzava per le tre iniziali della originaria denominazione sociale della Lazio, scritte in bianco, intrecciate tra loro ed incastonate in un cerchio azzurro bordato di blu. Con ogni probabilità, peraltro, quello stemma laziale ispirò il monogramma “ASR” con cui nel 1927 si decise di rappresentare la neonata A.S. Roma. La c.d. “Maglia delle Finali”, come riporta “Il Cielo come Maglia” edito dalla Goalbook Edizioni (autore Emiliano Foglia), fu ininterrottamente utilizzata dalla Lazio sino al 1925, anno in cui, per il venticinquennale della fondazione, lasciò il posto ad una bellissima divisa celebrativa, più chiara, in cui campeggiava un elegante stemma triangolare con al centro il numero “25” scritto in rilievo aureo. Noi l’amiamo e per lei combattiamo, così recita uno slogan adottato due anni fa in casa Lazio per esaltarne l’attaccamento alla maglia, ma in realtà sembra coniato su misura anche per le splendide maglie laziali e lo Scudetto Negato del 1915 di cui le stesse non poterono mai fregiarsi. Ecco perché la battaglia continua, non potrebbe essere altrimenti, l’ex aequo tricolore è il minimo che si possa riconoscere a quelle gloriose divise che per l’occasione si erano anche vestite a festa…

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