di Gisella SANTORO

Ormai gli aggettivi per descrivere Pedro sono terminati e dobbiamo inventarne altri: “campione senza tempo”, come lo ha definito Baroni al termine della partita della Lazio contro un Parma che si conferma essere una ammazza-grandi (pareggio contro l’Inter e vittoria contro la Juventus nelle ultime di campionato). E poi, infinito, intramontabile, eterno, immenso, come viene descritto dai tifosi e dagli appassionati di calcio seguaci anche di altre squadre.

Quando Pedro entra in campo le prestazioni cambiano: i suoi compagni vengono trascinati dal suo gioco e vengono spinti a dare il massimo dal suo esempio. Ma l’atteggiamento di Pedro non è mai stato quello di un leader, piuttosto quello di un giocatore umile che fa quello che deve fare e che sa fare.

Nella partita contro il Parma, Pedro è subentrato a Dia per dare supporto all’azione offensiva ma ha dovuto aspettare l’ingresso di Vecino con cui si sono scambiati i ruoli per poter dare il suo contributo.

Dopo il primo gol, nessuna esultanza, nessuna corsa sotto la Curva Nord: Pedro sa che non è ancora il tempo di gioire, che bisogna rimboccarsi le maniche e rimettere la palla al centro per provare a ribaltare la partita.

Dopo il secondo gol, l’impresa è quasi compiuta ma Pedro non è ancora soddisfatto e anche questa volta incita i suoi compagni di squadra a frenare gli entusiasmi e a velocizzare la ripresa del gioco.

La partita finisce 2-2 grazie alla sua doppietta e Pedro è l’unico a vedere il bicchiere mezzo vuoto: contro il Parma sono due punti persi e non un punto guadagnato. E anche questa è la mentalità giusta di un campione.

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