di Giorgio BICOCCHI (foto © Antonio FRAIOLI)
Il dolore – vero – e’ stato all’uscita, vedendo decine di bambini, fasciati di bianco e di azzurro, camminare con la faccia livida, un po’ per la classica umidità dell’Olimpico, un po’ per la delusione cocente. E’ l’altra faccia dello stadio pieno come un uovo: vinci e alimenti coi fatti la Lazialita’. Perdi ed e’ come se ti sentissi privato di qualcosa… “Guarda che stasera bastava pure Floccari pe’ passa”, il commento caustico di un amico. La Lazio costruisce una quindicina di occasioni, reali, e altrettante potenziali ma si ferma ad un passo dal traguardo nel modo più crudele. Uno smacco sul filo di lana che ricorda quanto accadde nel maggio del 2018: la capocciata di Vecino r il sogno-Champions infranto. E adesso? Adesso bisogna risollevarci. E mica sarà facile… perché il gruppo ha il morale a terra e c’è un’altra Europa da conquistare… Usciamo dall’EL col Bodoe: ha deciso la sfida di andata – praticamente non giocata – e qualche decisivo dettaglio nella gara di ritorno…
Primo tempo
– Bodoe arroccato? Macché, in tre/quattro minuti i norvegesi spingono. Tattica conservativa? No. Sbrogliamo a centro area. Insomma, pensavamo meglio…
– Ma eccola la Lazio! Appare contratta ma poi si scioglie. Pedro e Isaksen armi segrete. Il Taty lotta, sgomita. Prendiamo le misure. E tanto campo;
– Pedro fugge e fallisce. Poi, dopo venti minuti, ecco il vantaggio. Isaksen vola sotto la Monte Mario. Il Taty e’ girato ma trova l’angolino;
– Di chi poteva essere il primo ammonito? Uno dei nostri, Rovella, secondo una orassi consolidata. I norvegesi – nel corso della frazione – meriterebbero tre gialli e invece se ne vedranno sventolare solo uno. L’arbitro tedesco? Non ricorda Giacomelli, certo, ma c’è di meglio…;
– Giochiamo in trance agonistica. “Aho’, pare che giocamo in 15”, si comments in tribuna. Pressing a perdifiato, Bodoe preso alla sprovvista. Castellanos calcia alto da appena fuori area. Poi ancora Isaksen, spina nel fianco. E poi Lazzari che spreca;
– “Assaltati su ogni zolla de campo, l’1 a 0 ce va stretto…”, la riflessione comune. Quando Zaccagni coglie la traversa l’urlo del raddoppio resta strozzato;
– E il Bodoe? Esce dal guscio con una punizione infida bei minuti di recupero. E adesso? Adesso attaccheremo sotto la Nord e vedremo…
Secondo tempo
– La Lazio ricomincia arrembante. Collezionismo angoli, costruiamo. Ovviamente non finalizziamo…;
– Guendouzi e’ ovunque. Gila a botta sicura ma niente raddoppio. Poi Taty. Ancora Pedro. Il Bodoe rintanato r spaurito;
– “Ma co’ chi stamo a gioca’?, ringhia la Monte Mario. Mandas ci tiene in piedi. Baroni cambia spartito. I minuti passano;
– I norvegesi si mangiano il gol dell’1 a 1 a un passo dalla linea di porta. E noi, all’ultimo sussulto, segnamo con Noslin. E’ una Lazio azzoppata, stanca ma viva. Ecco l’overtime. “Mo e’ da ride…”: mica tanto perché la grande fregatura, a grandi passi, si avvicina…
Supplementari
– Nessuna delle due squadre ha voglia di scoprirsi. Ma noi abbiamo una marcia in più. Guendouzi si scavalla sotto la Tevere e serve un assist al bacio per Dia che sigla di testa il tris;
– Il Bodoe sbanda, ha bisogno di un gol per andare ai rigori. Il primo supplementare si chiude e qualcuno pregusta già la festa. Ma la Lazio e’ la Lazio: non c’è nulla di definitivo nel suo romanzo quotidiano;
– Il secondo supplementare inizia col gol dei norvegesi. Dinamica semplice, un cross al centro, una capocciata che brucia Mandas. Abbiamo ancora la forza di rigettarci avanti. Ma non c’è più tempo. “E mo’ chi tira sti rigori…”. Già, la sequenza sui penalties turberà chissà quante notti;
Rigori
– Se ne parlerà per giorni: perché non farli calciare a Romagnoli. Anche Vecino. Cioè chi ha masticato gare di Coppa, di qualificazioni sudamericane, di battaglie sui nervi. Scegliamo invece i debuttanti. Che, forse anch’essi colti alla sprovvista, sbagliano nonostante Mandas, all’inizio della sequenza, ci avesse fatto sperare in un esito diverso. Stavolta non c’è Dabo a salvarci. Usciamo e ci lecchiamo le ferite. “La faccia triste de sti ragazzini delusi e’ una scudisciata”, ci scrive un amico. Già, la tempra del Laziale si plasma sin da piccoli anche con le solenni fregature…