di Giorgio BICOCCHI
“Ve ricordate quando negli Anni Settanta se tirava il sale dietro la porta?” All’uscita dall’Olimpico, infreddoliti e delusi, c’è chi rivanga i riti propiziatori per scacciare la jella. Perché è vero che l’Olimpico ormai e’ terra di conquista per chiunque (solo due vittorie casalinghe da fine novembre ad oggi…), vero e’ che nel girone di ritorno viaggiamo nella parte destra della classifica ma e’ comunque assodato che la malasorte ci perseguita. Contro il Toro meritavamo ampiamente di vincere, già. Solo per il computo delle occasioni create, ad esempio. “Ma nel fine settimana tutte le rivali avevano vinto 1 a 0… noi l’avevamo sbloccata e che famo? Se famo pareggia’…”. Ecco un’altra duplice riflessione: la Lazio non sa difendersi (ma mica solo dalla gara col Toro…) e ormai non gli basta più un solo gol di vantaggio per vincere le partite…
Primo tempo
– Partiamo contratti, eccome. Provedel manda in fallo laterale, Zaccagni lancia un contropiede granata. E Romagnoli sbaglia un disimpegno. “Aho, ma che c’hanno?”, si mormora in tribuna;
– Squadra involuta, manovra sterile: ormai la Lazio si intuisce come giocherà dai primi minuti;
– Il Toro lotta, mena, insegue, non ci da’ spazio. Lazaro ammonito. Poi Zaccagni, al volo, centra la sagoma del fratellone di Sergej;
– Lampi, solo lampi. Pedro ruba palla a Milinkovic, calcia. Poi Isaksen, su una palla avvelenata, spedisce fuori;
– E’ primavera, quindi scordiamoci la Lazio brillante dell’autunno. Con un tiro fiacco – e a lato – si spegneranno le nostre occasioni;
– E il Toro? Ci aspetta, gioca la palla in orizzontale e poi verticalizza all’inprovviso. Niente di che ma il problema siamo noi. Che non pungiamo;
– “Qui ce po’ salva’ solo Gigot di testa”, si profetizza. Speriamo sia così…;
– Sintesi della frazione: gara brutta. Per la prima volta la squadra guadagna gli spogliatoi tra i fischi, mica tanto sparuti;
– Cosa attenderci nella ripresa? “Na botta di fortuna…”. E in effetti questa Lazio così abulica non autorizza sogni. Ma il pallone e’ pazzo…
Secondo tempo
– Provedel salva subito su Maripan. Ripartiamo come nel primo tempo, contratti e svagati;
– Poi la possibile svolta: Isaksen sfonda sotto la Tevere, Pedro serve Marusic che prende la mira e piazza la palla dove la pertica serba non può arrivare. Ci siamo finalmente sbloccati?;
– Iniziamo a giocare, ad andare convinto in pressing. Zaccagni calcia e Milinkovic salva di piede. Noslin incoccia di testa ed e’ angolo. Poi c’è il rigore negato su azione di Rovella (non provate a contraddirci, era rigore pieno…). Metteteci pure il tiro di Guendouzi che esce per due centimetri. Insomma, meriteremmo ampiamente il bis. E invece…;
– “Invece cor Toro de notte so’ fregature. Giacomelli docet”, ci scrive un amico. Biraghi salta Marusic e serve Gineitis. Provedel si tuffa ma la palla lo buca;
– Ci sarebbero pure una dozzina di minuti per provare a vincere. Ma la squadra non ne ha più. L’Olimpico sfolla e si interroga: alle sfide col Bodoe e al derby arriviamo col fiato corto e col morale sotto i tacchi. Perché? Perché dopo aver tanto trottato al momento saremmo fuori, la prossima stagione, dalle Coppe…