di Giorgio BICOCCHI
Andiamo a caccia di buone notizie: un po’ perché ci siamo portati quindici giorni sulle spalle il fardello dello 0 a 5 del Dall’Ara (mai perdere prima di una sosta…), un po’ perché i quattro 1 a 0 che hanno rilanciato Bologna, Juve, Roma e Fiorentina ci hanno fatto piombare – ancor prima di scendere in campo – in una spirale di assoluta negatività. Ecco perché tutti i Laziali di buona volontà implorano la svolta. Che vorrebbe dire anche un po’ di fortuna, diamine…
La squadra che affronteremo – il Toro – e’ forse la peggiore in cui potevamo imbatterci. Qualcuno obietterà: ma come? Non ha alcun obiettivo di classifica… vero, ma non perde da un paio di mesi, si è rinforzata in inverno, ha un portiere che para tutto, una difesa arcigna e, dalla cintola in su, tutta gente che corre e si getta a perdifiato nei pertugi. Il prototipo insomma dei giocatori che soffriamo e che ci fanno tradizionalmente dannare. Baroni avrà annotato qualche difetto, però: tipo quello che la difesa granata soffre le giocate rapide e in verticale. Ecco allora che il nostro grimaldello per far saltare il banco potrà essere Zaccagni. O Isaksen, anche se dovesse entrare a gara in corso. Serve la vittoria, pure di stinco o con l’ausilio di una autorete. Il Toro di notte ci fa rammentare Giacomelli e il prode Di Bello, Anno Domini 2017, forse il più grande obbrobrio in epoca-Var. Ecco, cancelliamo gli incubi, riprendiamo la marcia. In fondo, con una ritrovata vittoria e un Olimpico di nuovo in versione amico tutto, all’improvviso, cambierebbe. Insieme agli orizzonti…