di Gisella SANTORO
Il gran gol di Isaksen, la vittoria giunta al 98’, l’inferiorità numerica, la sofferenza hanno oscurato il gesto di Romagnoli che, quando ha aperto le marcature nella partita degli ottavi di finale di Europa League contro il Victoria Plzen, ha baciato la maglia correndo verso lo spicchio dello stadio che ospitava i laziali.
Un gesto che per un tifoso rappresenta un legame indissolubile con la propria squadra, un legame che supera ogni distanza temporale o chilometrica e che riunisce tutti sotto un’unica ala (metafora non casuale se si parla di Lazio). Vediamo spesso nei campi di calcio i giocatori che dopo aver segnato baciano la maglia e lo stemma per dimostrare al pubblico il proprio legame con la squadra per cui giocano, ma nella maggior parte dei casi questo gesto è semplice folklore calcistico.
Non è il caso di Romagnoli, che non ha mai nascosto la sua fede per i colori biancazzurri, e quel bacio dato alla maglia della Lazio è vero e sincero e rappresenta la gioia per un gol che contribuisce a tenere in vita il sogno europeo.
Romagnoli, un laziale che gioca per la Lazio.

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