di Arianna MICHETTONI (foto © Antonio FRAIOLI)

Provedel – 4.5: Quante cose distruggiamo costruendo? Dispiace la parabola involutiva abbia colpito il portiere prima e, presumibilmente, il ragazzo poi. Tuttavia, trovandosi a gestire poche (e di quasi nulla efficacia) azioni offensive partenopee, sbaglia in totale autonomia rinvio e chiusura sul tiro di Raspadori, facendo dubitare l’intera difesa biancazzurra della sua tenuta. A mali estremi…

Marusic – 5.5: Manca l’effetto arrembante, compensato da una particolare predisposizione difensiva. Sceglie di aiutare la squadra nella sua interpretazione di “moderno decrescendo”: abbassa i ritmi del Napoli, senza necessariamente aumentare la velocità di gioco laziale. Un (in)felice compromesso, fin quando si trova nel posto sbagliato, al momento sbagliato: la palla decide di modificare la traiettoria di un tutto sommato soddisfacente pomeriggio laziale, sbattendo un po’ ovunque e, infine, su di lui.

Gila – 6: L’eleganza dei recuperi su Raspadori e Lukaku è il valore aggiunto di una prestazione che un pizzico di fortuna avrebbe reso impeccabile. Ma la sfiga, si sa, ci vede benissimo – e ha un tragicomico modo di agire: Mario scivola in area al 64’, attirando su di sé la iella che risulta nell’autogol di Marusic.

Romagnoli – 6.5: Usa il suo corpo come trappola per Anguissa, a volte riuscendo nel poetico intento. Dimostra che la linea difensiva non ha colpe sul risultato: nessun errore marchiano, nessuna giocata totalmente errata – lo dimostra il minutaggio trascorso fuori dalla sua area di competenza.

Tavares – 6.5: La maggiore e la migliore spinta offensiva viene dalla sua fascia. Cresce in personalità e protagonismo, al punto di insinuarsi tra i tiratori dei calci piazzati. Da migliorare l’efficacia delle sue giocate, a volte caricate dalla stessa irruenza fisica che lo caratterizza e valorizza. Ha gran merito, però, su tutti gli ampi margini di manovra che ha la Lazio. Calibrare gli assist si può, lasciare sul posto gli avversari… non ha prezzo. (Dall’82’ Lazzari – SV: il poco minutaggio a disposizione non gli impedisce di sbagliare il tempo di gioco nei minuti di recupero, che incomprensibilmente rallenta).

Guendouzi – 7: Di nuovo, ancora, uno dei migliori in campo: mostra una nuova intelligenza tattica, che gli consente di interpretare con arguzia e razionalità le diverse fasi di gioco. Soprattutto, calma il momentaneo smarrimento causato dal primo pareggio napoletano, che ha portato la Lazio a chiudersi. Guendouzi ha aspettato i suoi compagni, facendo numero in difesa, e li ha aiutati a recuperare peso offensivo quando c’era da equilibrare una partita che non meritava la sconfitta.

Rovella – 6.5: Riesce ad amministrare una partita di complessa sopportazione, perché giocata troppo bene per non essere fruttuosa. Fino all’ammonizione che, causa diffida, gli forzerà l’assenza nella gara contro il Venezia.

Isaksen – 7.5: Il primo gol ha un significato stratificato, che può tradursi in estrema soddisfazione, ma anche in definitivo tacere delle critiche e, infine, può pure significare il compimento di quel percorso di crescita tanto auspicato ma mai davvero – fino ad oggi – realizzato e concluso. Ha un rinnovato vigore nel puntare gli avversari, di cui sembra pure voglia beffarsi quando riesce a superarli. Ha occhio per il tiro da fuori – il secondo, ad inizio ripresa, ha una curvatura sbagliata di una manciata di centimetri. Il giocatore (ri)trovato. (Dall’82 ‘ Tchaouna – SV.)

Pedro – 7: Corre e rincorre con un’agilità già ampiamente descritta. Si rischia la ridondanza scrivendo della sua infinita, sempre giovane bravura; si rischia la retorica quando si evidenzia l’esempio dato agli altri 21 in campo. La sua partita è un condensato di visione strategica, grinta e certezza che, giocando bene, si fa risultato. (Dal 74’ Dia – 7: Il suo ingresso risolleva le sorti di una partita quasi maledetta. Spezza il ritmo napoletano, spezza l’incantesimo e viola la porta difesa – pure troppo – da Meret. Consegna il punto della giustizia, si prende il premio uomo partita.)

Zaccagni – 7: L’eterna e fastidiosa sproporzione tra falli subiti e fischiati è ancor più evidente quando rimedia un cartellino giallo evitabilissimo. È il servitore di cross e assist, il custode dell’attacco laziale. Se avesse più coraggio, se riuscisse ad infilarsi più e meglio in area…

Castellanos – SV: La sua partita finisce talmente presto da rendere evidente, per assenza, il valore del suo ruolo: manca lui, mancano gli spazi aperti per i compagni. (Dal 27’ Noslin – 5.5: Poco inserito nelle trame di gioco, tanto per demerito quanto per disinteresse. Forse intimorito dall’ingresso a freddo, forse incapace di leggere la partita, non fa molto per parteciparvi attivamente. Sul finale, non velocizza l’assalto biancazzurro.

All. Baroni – 7: La partita la imposta molto bene: la Lazio ha un approccio dinamico e schiaccia immediatamente il Napoli, forse impreparato ad un inizio così veloce. E non ha colpa sul resto: il pallone è uno “zingaro” e va, va a sbattere su Gila, va sotto le gambe di Provedel, va – anche, fortunatamente – sui piedi di Isaksen e Dia. Di cui azzecca il cambio, che forse avrebbe dovuto anticipare di qualche minuto.

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