di Giorgio BICOCCHI (foto © Antonio FRAIOLI)
Sette sconfitte cominciano ad essere tante tante… Viviamo una notte pessima ma la fregatura era nell’aria con la Fiorentina che non vinceva dal giorno dell’Immacolata, mai più a segno all’Olimpico dal 2016, pensate un po’. I numeri contano nel pallone, hai voglia a negarlo… Aggiungete che una Lazio scarica, completamente spenta fino ai minuti di recupero, e’ stata incapace di mutare marcia strada facendo, cancellando un inizio-thrilling. Ecco un altro riscontro su cui riflettere: questa è comunque una squadra incapace di gestire i momenti-no, in una parola anche di pareggiare le partite… “Aho, semo pronti pe’ anna’ a lavora’ alla Croce Rossa ormai…”, si commenta amaramente scendendo le scale dell’Olimpico. Già perché dopo Parma e Roma abbiamo ridato fiato e coraggio ad una squadra in crisi e con un tecnico in bilico…
Primo tempo
– L’inizio e’ shock, forse pure più del derby. Squadra molle e senza ritmo. Marusic perde palla sotto la Monte Mario. Sul cross successivo Adli si coordina e sigla il vantaggio;
– Reazione? Macché. Non siamo ne’ carne né pesce. E la Viola raddoppia: Pellegrini si perde l’uomo sotto la Tevere. Cross e testa di Beltran per il raddoppio;
– “Aho, questi c’hanno la maglia rossa ma mica so er Liverpool…”, si commenta increduli in Monte Mario;
– La Lazio offre una prestazione insulsa. Dele Bashiru stenta a trovare la giusta posizione, Isaksen si propone ma poi sbaglia regolarmente l’ultimo passaggio. E gli attaccanti? Non gli arriva una palla buona e ovviamente non incidono;
– Quasi senza eccessivi sforzi la Fiorentina rischia di realizzare il terzo gol. E per fortuna che Provedel salva su Gudmundsson;
– In attacco facciamo una fatica boia. Ed e’ in questo genere di gare che rimpiangiamo l’assenza di un regista – un play, chiamatelo come volete – che cadenzi il ritmo e tenga equilibrata la squadra;
– Il finale di frazione e’ caotico. Entriamo poco e male in area viola. E non è complicato arginarci;
– Che sostituzioni adotteremmo? Dentro Hjsay per Pellegrini, Rovella per Dele Bashiru e Pedro per Isaksen. Serve una scossa per provare il miracolo;
– “Aho, lo sapevo che nun sarebbe stata serata… quando arrivano ste squadre in crisi arrivamo noi…”, la riflessione amara della tribuna
Secondo tempo
– Baroni ci ascolta per trequarti ma Pedro e Rovella non ci aiutano perché il resto della squadra rimane mentalmente assente. Collezioniamo angoli ma De Gea non è impegnato;
– Il direttore di gara si fa prendere in giro dai viola, ostruzionistici all’eccesso. Noi restiamo piatti;
– Gli attaccanti non concludono. “Quando mancano Lazzari e Tavares dalle fasce non sfondi… ed ecco che succede…”. In effetti non siamo pericolosi. Ma proprio mai…;
– Dia sprizza il palo (ma chissà se il Var avrebbe concesso il gol…), Rapuano espelle Adli, già sostituito, cominciando a fischiare come una vaporiera;
– Noi ruminiamo calcio effimero, senza sbocchi. Fino ai minuti di recupero…;
– Qui inizia quasi un altro segmento fondamentale della gara. Marusic segna di testa. Poi impegna De Gea che salva l’1 a 2 con la mano di richiamo;
– La coltellata e’ il palo interno di Pedro con la palla che passeggia sulla linea prima di uscire dall’altro versante. Uno schiaffo della sorte che non meritavamo. Anche se la Lazio – per 90 minuti – aveva forse vissuto la sua più scialba versione della stagione;
– E adesso? Ora bisogna battere Cagliari e Monza e recuperare qualche giocatore. Vecino su tutti. Perché uno come lui – da Parma ad oggi – ci e’ mancato come il pane…