di Giorgio BICOCCHI (foto © Antonio FRAIOLI)

“Io ero rimasto all’1 a 5 a Como due mesi fa. Che è cambiato da allora?”, chiede implorante un tifoso mentre lascia l’Olimpico. Semplice: la Lazio – a parte le devastanti assenze – sembra in deficit fisico. Ma soprattutto pare una squadra che non ha ancora assorbito I deflagranti 8 gol a 0 subiti da Inter e Roma. Poi c’è un altro allarme: la dozzina di palle-gol create dal Como. Troppe davvero… E’ il primo momento-no della stagione. E il rammarico è che a tre minuti dalla fine della gara con l’Atalanta eravamo a 37 punti e quindici giorni dopo stiamo ancora a 36…




Primo tempo

– Bum, bum, bum, bum. Nel giro di pochi minuti il Como crea quattro nitide palle-gol. Ce li vediamo da tutte le parti, passo svelto e idee chiare. “Aho, ma quanti so?”, urla un tifoso della Monte Mario;

– Noi replichiamo in modo fiacco. Tchaouna confusionario, Isaksen velleitario. Dele Bashiru, sotto la Tevere, si porta appresso mezzo Cono di forza ma e’ solo corner;

– Poi ci pensa Gigot. In che senso, chiederete. Nel senso che fa assaggiare i tacchetti a Paz, fino ad allora mente illuminata comasca. Un intervento che avviene fuori campo. Paz esce e il Como ne risente, hai voglia. “M’ha ricordato quando Couto decideva de entra’ in scena…”, ci ricorda un amico;

– Pellegrini ci prova da fuori area e il nuovo portiere francese del Como blocca;

– La Lazio palesa evidente limiti offensivi. Ma si sapeva. Troppi assenti. Forse bastava Zaccagni per rendere meno velleitario questo scorcio di tempo;

– Il Como si passa la palla fino a quando Guendouzi – proprio davanti alla panchina del vecchio amico dell’Arsenal Fabregas – non ruba palla on pressing e la serve a Dia;

– Il senegalese ha solo un avversario davanti e lo passa in tromba con un dribbling secco. Si porta la palla sul sinistro e indovina un angolo bello e possibile. Un grande gol. Una esecuzione da centravanti vero;

– Ora il pallino se lo prendono i lariani. Ma teniamo botta fino a fine frazione. Certo, davanti serve di più. Baroni da’ un’occhiata alla panchina. “Ma se mettessimo Tavares davanti a Pellegrini spostando Dele a destra al posto di Isaksen?’. Fioccano le ipotesi all’intervallo. Non fa eccessivamente freddo. “Ma adesso arriva’”, sentenzia un amico, novello-Bernacca. “Ve lamentate che avemo giocato de venerdì ma co’ la bora che sta a arriva’ domenica sera se morivamo de freddo…”. Con concetti di filosofia spicciola si aspetta la ripresa…

Secondo tempo

– Occasioni in Serie per il Como. Gigot si immola una prima volta, poi addirittura salva sulla linea. Siamo in trincea e non va bene;

– Ripartiamo poco e male. Gli avversari prendono campo. Poi scattano i minuti della follia. Pellegrini, già ammonito, viene graziato dall’incerto Tremolada. Che poi estrae il doppio giallo a Tchaouna. Per amor di verità non ci sarebbe il secondo fallo ma il can-can scatenato da Fabregas dopo il mancato rosso a Pellegrini condiziona il direttore di gara. Che combina quindi il patatrac;

– Strefezza si mangia il pari di testa (lui, scartato all’epoca da Inzaghi perché ritenuto troppo basso…), ogni palla diventa quasi un pericolo;

– Isaksen vola di rimessa e quasi segna il gol del raddoppio. Ma non è serata;

– “C’e’ aria de fregatura”, profetizza un amico. Provedel salva su Fadera. Ma e’ il prologo al pareggio. Cutrone stavolta ci segna un gol regolare (non come a Milano, anni fa…) e ci inchioda al pareggio;

– “Guarda come va a finì, eh?” Mentre un po’ quasi tutti temono la beffa finale, la Lazio ritrova verve e corsa. Hjsay e Tavares portano percussioni. Incredibile come Guendouzi – quasi a porta vuota – non impatti il pallone del 2 a 1;

– Forse non è crisi (2 punti in tre gare, nelle ultime sette gare solo due successi) ma certo siamo in regresso. “Aspettamo un aiuto dal mercato, magari stavolta Lotito ce smentisce…”, prova a rassicurarci un amico. Già, ma questo nuovo acquisto (eventuale) sarebbe dovuto stare a Formello già dal 2 gennaio…






LASCIA UN COMMENTO

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.