di Giorgio BICOCCHI
“Mejo avenne presi sei dall’Inter…”: ci si affida alla filosofia spicciola uscendo dall’Olimpico. Attenzione: in pochi, in realtà, hanno ingoiato l’amaro calice della disfatta fino all’ultimo secondo. “Io er sesto gol di Thuram l’ho sentito pe’ radio in macchina… ero uscito sullo 0 a 4…Thuram ha segnato quando stavo a passa’ sotto Regina Coeli…”. Ecco, quello che ha dato fastidio e’ stato il mollare: perché in fondo la gente aveva pagato un biglietto per 90 minuti, non 50. Cortocircuito pesante: dopo tre gare in apnea la squadra si è sciolta alla prima avversità. E’ mancata l’umiltà: probabilmente sbagliata – a conti fatti – la formazione iniziale. E senza quelle assenze (Romagnoli, Vecino, Taty e poi Gila e Gigot) conveniva congelare la gara senza esporsi alle micidiali ripartenze nerazzurre. In fondo lo 0 a 6 si spiega così. Ora converrà lavorare sulla testa dei giocatori perché una disfatta di queste proporzioni fa male e non si digerisce in fretta. Ma a Lecce ci aspettiamo la riscossa. Anche perché dopo arriva l’Atalanta…
Primo tempo
– Buona Lazio in avvio: manovre agili con Noslin che, prima di piede e poi di testa, non inquadra la porta;
– Inter compatta, linee strette. “Questi c’aspettano… nun e’ che stanno a gioca’ come er gatto col topo?”, chiede preoccupato un amico. Sarà messaggero di sventure…;
– Noi giochiamo ma non tiriamo in porta. Nuno, sotto la Monte Mario, ha davanti a se’ Dumfries e anche Barella. Per questo non sarà mai pericoloso;
– Zaccagni percorre mezzo campo in apnea ma poi perde l’attimo. “Aho, questi so’ grossi, non li sposti”, ci scrive un Laziale da casa. E la sensazione è quella: tanta fatica per fare solo il solletico a Sommer;
– Un altro segnale di sventura e’ l’uscita anticipata dal campo di Gila: un altro lottatore fuori dalla sfida dopo Romagnoli, Vecino, Taty. Un po’ troppi oggettivamente;
– Ineluttabilmente ci avviciniamo al momento topico. Chiffi prima annulla un gol dell’Inter poi assegna un rigore per una mano di Gigot. Andiamo sotto e perdiamo un po’ la bussola;
– Siamo incapaci di tenere lo 0 a 1 tanto da incassare il raddoppio. Letale il sinistro di Di Marco e buio completo;
– Come provare a riprenderla, ci si chiede all’intervallo mentre il freddo si fa intenso. Inserendo Dia? Oppure Dele Bashiru per tenere botta in mezzo al campo? La sensazione che la lasciato la Lazio e’ che potrebbe pure giocare due giorni di fila senza combinare granché…
Secondo tempo
– Pure Gigot – che ha preso un calcio in testa in occasione del rigore – resta negli spogliatoi. Lazzari fa l’esterno, Marusic si sposta al centro e farà disastri più di Carlo in Francia;
– La squadra e’ svuotata: non crede alla rimonta. L’Inter mostra fiuto, centimetri, muscoli. E non schioda;
– Barella triplica, Dumfries fa poker (ma perché Nuno non sei saltato?). Ormai il crack si è compiuto;
– “Troppe gare importanti tutte racchiuse in pochi giorni: la squadra non le ha sopportate di testa”, chiosa il Professore della Monte Mario, un distinto signore sessantenne habitué della tribuna;
– Vero? Probabile. Sta di fatto che – senza centrali difensivi e senza più cerniera – la squadra si sfalda. Carlos Augusto fa il quinto, Thuram il sesto;
– Il bello e’ che ne prendiamo sei senza che Provedel compia – a margine – alcuna parata. Notte stregata, speriamo irripetibile. Il rammarico e’ per quei giovani Aquilotti che hanno preso freddo e che domani dovranno andare a scuola… Ma niente paura, quegli altri hanno perso per Gabrielloni!