di Giorgio BICOCCHI

Maurizio Sarri, nelle sue tipiche inquietudini leopardiane, l’avrebbe definita “una gara ingiocabile”. Oppure, più ottimisticamente, avrebbe detto che serviva la “partita perfetta”. Ecco, se c’e un’altra cosa che ci piace di Baroni e’ che mai ha annacquato gli ardori della Lazio con dichiarazioni arrendevoli. Mica solo per la squadra… anche per chi la Lazio ha nel cuore. E così – con i soliti ingredienti di coraggio, tenacia, mutua assistenza – sfideremo l’Inter. Inzaghi – con le scelte effettuate a Leverkusen – ha dimostrato di temerci. Ha lasciato in panchina i più forti, in Germania, mettendo in conto di perdere (come poi puntualmente accaduto): segno che questa Lazio arrembante qualche timore glielo infonde.




Parliamoci chiaro: uscire imbattuti dall’Olimpico – al netto della fiducia che si respira a Formello e nella Roma biancazzurra – sarebbe un eccellente risultato. Ci toglieremmo una partita infida e prepareremmo con ottimismo le successive sfide di Lecce (dove abbiamo perso spesso…) e, soprattutto, Atalanta.

Per propiziarci un risultato favorevole dovremo limitare tre interpreti nerazzurri. Di Marco, perché ad oggi è forse il miglior esterno al mondo, capace di calciare in porta, di mettere a soqquadro le difese avversarie con punizioni e angoli al veleno, servendo assist al bacio per attaccanti e centrocampisti-incursori.

Poi c’è Mikhiraryan. Ma come, obietterete, inserisci l’armeno tra le fonti nerazzurre di gioco invece che Barella o Chalanoglu? Si perché Mikhiraryan è uno di quelli che in campo sembrano avere il famigerato “terzo occhio”, quello collocato sulla nuca, bravo a intuire le mosse dei compagni e a trovare loro il pertugio giusto per inserirsi. Senza contare le sue proverbiali percussioni.

Poi c’è Thuram, capace di colpire in acrobazia, di fare sponde, di giocare sul filo del fuorigioco, di portare fuori dall’area i centrali avversari creando così corridoi invitanti.
L’Inter e’ imbattuta in trasferta e, anche alla luce dei risultati di Atalanta e Napoli, non può consentirsi passi falsi. Noi replicheremo con la forza del gioco e della tranquillità che abbiamo acquisito, merito delle 16 vittorie raccolte nei 22 impegni ufficiali giocati. Su chi contiamo per spaventare Sommer? Abbiamo un nome: Zaccagni. Perché l’Inter – senza Pavard e Acerbi – dietro qualcosa concede…






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