di Arianna MICHETTONI (foto © Antonio FRAIOLI)
Provedel – 5.5: Non del tutto incolpevole sul gol di Luvumbo: tempi di reazione troppo lenti su un tiro che ha compiuto pian pianino il suo destino. Non più coinvolto, poi, negli attacchi cagliaritani.
Lazzari – 5.5: Tenta di far girare la squadra affidandosi ad una velocità che, però, pecca di concretezza. (Dall’81 Marusic – 6.5: Ottimo lavoro difensivo, fatto soprattutto di recuperi quando la Lazio prova a complicarsi la vita.)
Gila – 5.5: Decisamente non ha la fortuna dalla sua parte. Una buona prestazione macchiata da un errore che è un po’ eccesso di zelo, un po’ maledizione delle marcature difficili.
Romagnoli – 6: Il più elegante, difensivamente parlando. Contrasti pulitissimi e uscite palla al piede di efficacia nel disimpegno.
Pellegrini – 7: Ha il gran merito di battere la punizione da cui deriva il gol, l’intelligenza di traiettoria e la giustezza di forza. Poi alterna minuti di maggiore presenza a fasi di gioco in cui potrebbe fare più e meglio, quando si defila nelle diagonali difensive e scarica molto male in area avversaria. Ma ha il pregio di farsi trovare al posto giusto nel momento giusto: è la sua fulminea incursione che risulta nel rigore della provvidenza.
Guendouzi – 6.5: Gran lavoro di recupero a centrocampo; al solito, pecca di imprecisione e eccessiva foga nel giropalla. L’uscita arrabbiata è maggiormente rivolta alla sua prestazione, che avrebbe potuto migliorare con attenzione e razionalità. (Dal 73’ Zaccagni – 7: Si riprende tutto quello che è suo: fascia da capitano, pallone del rigore-vittoria. Si riprende anche la squadra, vivacizzandola e convogliando sui sui movimenti centrali la manovra di gioco.)
Rovella – 7: Ogni tentativo di impostazione passa per i suoi piedi, così come dai suoi piedi si spezza il gioco cagliaritano. Fondamentale tanto nel recuperare palloni, quanto nel dialogare con i compagni – scegliendo con cura chi coinvolgere nell’azione. Si ar-rovella, per antonomasia.
Isaksen – 5.5: Da astinenza ad evanescenza: al ragazzo manca il gol di incoraggiamento, lo stesso gol che non cerca affatto. Entrare in area avversaria gli crea impaccio, incapace di decidere velocemente cosa far del pallone o come affrontare l’avversario. Si spera che, nell’evanescenza, mantenga l’insistenza. (Dal 63’ Pedro – 6.5: Scelto per vivacizzare la manovra laziale costretta alla stasi dal tenaglia rossoblù, dal suo ingresso la Lazio recupera piglio offensivo e diversifica maggiormente il gioco, trovando prezioso aperture laterali.)
Dia – 6.5: Il gol è l’elogio alla scaltrezza: non è semplice realizzare una rete che ha, nella sua costruzione, l’epitome dell’opportunismo e della fiducia. Prova a conquistare spazi e occasioni valendosi del suo fisico, ma il Cagliari è l’ennesima squadra schiacciata in difesa. (Dall’80 Dele Bashiru – 6: Giusto concedere minutaggio durante una partita virtualmente chiusa – dato il vantaggio e la superiorità numerica – ma le meccaniche di gioco sono ancora da acquisire.)
Noslin – 5: Fa poco o nulla, se non rimediare il primo cartellino giallo laziale. Ci si aspettava un più facile ed efficace inserimento nelle trame di gioco Baroniane, che pure ha già conosciuto. Sembra invece indietro di condizione e, quel che è peggio, di tenuta mentale. (Dal 46’ Vecino – 6.5: È facile, per lui, approcciare bene la partita: si esalta negli spazi stretti. La Lazio, dal suo ingresso, recupera quell’equilibrio utile a bilanciare la trazione offensiva.)
Castellanos – 6: Qualche tentativo funambolico e il solito, silenzioso ma costante, lavoro di contenimento degli avversari. Un particolarmente ispirato Scuffet e una mira non infallibile peggiorano il suo score, che però riequilibra per falli subiti e avversari avventatisi su di lui.
All. Baroni – 8.5: Di nuovo, è la sua vittoria. Una partita cambiata dalle sostituzioni, e poi di nuovo complicata, nei minuti finali, proprio da quelle stesse sostituzioni – troppa la voglia offensiva di una squadra che deve imparare a gestire, ad addormentare il gioco con la favola della principessa Lazio. Non solo la classifica gli dà ragione, ma gli sussurra – come sirena tentatrice – di quei punti ingiustamente negati ad un percorso, finora, quasi perfetto.