di Giorgio BICOCCHI

Aggredire, aggredire, aggredire: ecco cosa si chiede – sin dai primissimi minuti – alla Lazio. Acuire i problemi difensivi del Cagliari – apparsi evidenti nella prima parte della stagione – togliendo spazio e idee su centrocampisti.




Una Lazio che insegua con forza e carattere i tre punti, insomma, confermando che all’Olimpico, quest’anno, siamo noi a fare la voce grossa. E poi diciamoci la verità: con la classifica che si sta prefigurando battere il Cagliari significherebbe arpionare i posti d’onore della graduatoria con vista sui gradini più alti. E sarebbe divertente confrontarci con una classifica così, almeno per qualche altra partita perché poi – dall’8 dicembre in avanti – il calendario, come sapete, si farebbe impervio.

Il Cagliari ha vinto solo due gare, segnando appena 8 reti. Lontano dall’isola appare vulnerabile. Ed e’ per questo che – pur giocando tanto e avendo già il Porto in testa – alla Lazio si chiede concretezza, dando tutto, provando a cavalcare la scia positiva, giocando di gruppo in un’altra esaltazione del collettivo, insomma.

E’ una gara importante, inutile sottacerlo. E bene fa Baroni a limitare le rotazioni avendo perfettamente intuito che, tra Cagliari e Porto, sfide incastonate nell’arco esiguo di 72 ore – maledetto calendario – e’ proprio la gara contro i rossoblu’ che può essere un grande trampolino di lancio. Da chi ci attendiamo tanto mancando Tavares? Dagli esterni alti, chiunque di essi giochi, perché una squadra conservativa – come quella che schiererà Nicola – si abbattera’ solo con gli spunti laterali, le percussioni, gli estri. E poi ci piacerebbe che – dopo gli assist elargiti con disinvoltura a Como – fosse Dia a tornare al gol. Perché in questa cooperativa del gol che ha plasmato Baroni poi sono sempre gli attaccanti centrali a dare contezza della forza di una squadra…






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