di Giorgio BICOCCHI

Diffidare da chi veicola il concetto che il Como di Fabregas lasci giocare: magari lo farà pure ma poi – statistiche alla mano – è la seconda squadra di A a concedere, dopo la Juve, occasioni da rete agli avversari. Come leggere e interpretare, allora, questo riscontro? Col fatto che ti lascia tenere palla, magari occupare la propria metà campo ma poi stringe gli spazi e non ti lascia concludere pericolosamente in porta.




Quindi, fatti due conti, considerando che i lariani – a livello di gioco e di impressioni – valgono sicuramente di più degli attuali 9 punti in classifica – sarà una partita zeppa di insidie. Un po’ per il valore della squadra (in avanti Strefezza, Paz, Fadera possiedono colpi, estro ed intuizioni), un po’ perché il campo è stretto e certo non aiuta a sfoderare manovre ariose, un po’ perché si gioca di giovedì sera e i turni infrasettimanali, per tradizione, sono adatti a regalare solenni fregature.

Insomma, servirà una Lazio concentrata, sul pezzo, che agisca compatta, che aggredisca gli avversari e riparta. Mai come stavolta – però – servirà fare risultato, in ogni modo. Perché eventuali punti strappati nel vecchio “Sinigaglia”, nello stadio in cui Tommaso Maestrelli visse, nel maggio 1976, la sua ultima, malinconica, romantica panchina biancoceleste, sarebbero una formidabile spinta per poi affrontare in casa Cagliari e Porto. E perché darebbe ulteriore autostima e convinzione ad un gruppo che – è ormai percezione comune – vive e si alimenta di entusiasmo.

Diverse rotazioni in vista? Possibili, vista la mole di impegni ravvicinati. Sarò fondamentale, però, chiunque giochi, togliere spazio ed idee al bravo Paz, anticipando magari le mosse di Strefezza (Inzaghi lo bocciò, quando era ancora in Primavera, per la sua piccola statura…) e di Fadera. In avanti ci sarà Cutrone e la speranza è che non si renda pericoloso col braccio come quando propiziò cosi’ una vittoria del Milan, all’inizio dell’epoca-Var, in uno dei tanti obbrobrii che ci videro penalizzati.

Contiamo pero’ sull’ardore del gruppo. Magari su qualche incornata vincente di Vecino o di una delle nostre “torri” difensive su calci piazzati. Non sempre si puo’ offrire calcio-champagne. Figuratevi in riva al Lario, giocando sempre, allenandosi poco, magari andando in campo coi cerotti o le protezioni agli scarpini (tipo Guendouzi). Servirà una Lazio cinica, pratica. Con la spinta dei 1500 Laziali che saliranno fino a Como sin dal primo mattino. Match-chiave per orientare il futuro è frase che ci sta sempre bene. Che Fabregas ci faccia strada, allora, noi vogliamo continuare a sognare…






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