di Arianna MICHETTONI (foto © Antonio FRAIOLI)

Le pagelle biancazzurre della larga vittoria della Lazio contro il Genoa nella nona giornata di Serie A, un tris firmato da Noslin, Pedro e Vecino.




Provedel – 6: Poco impiegato dall’offensiva genoana nei primi 45 minuti, resta in partita agendo la giusta concentrazione e attenzione sui pochi tentativi rossoblù (Thorsby su tutti). Ottime le uscite e i tempi di chiamata della palla.

Marusic – 6.5: Buona la proposizione, nonostante preferisca garantire la copertura difensiva e lasciar l’avanzata ai compagni.

Patric – 6.5: Efficace ruvidezza, quella che gli consente di affrontare i contrasti, gli scontri e le lotte di supremazia di campo con esito vincente.

Gila – 6.5: All’ottima prestazione difensiva (macchiata da un inesistente cartellino giallo) aggiunge il pregio di un certo agio offensivo: l’area di rigore avversaria lo attrae, lui si lascia felicemente sedurre. (Dall’85’ Gigot – SV: il suo ingresso coincide con il picco offensivo biancazzurro).

Nuno Tavares – 7.5: Indomabile sulla fascia sinistra, con una riserva di energia che pare inesauribile e che impiega per incursioni fulminee e per liberarsi di chiunque, ovunque e comunque. Nuovamente protagonista nell’azione che risulta nel gol di Noslin, è ormai certezza fondante del dinamismo laziale. Cerca attivamente il gol, pure al novantesimo, senza fortuna.

Guendouzi – 6: Regge bene il centrocampo ma manca la funzione creativa: smista palloni più per obbligo che per volontà. Garantisce comunque il movimento del pallone e, di conseguenza, dell’intera squadra.

Rovella – 7: Partita da meritata standing ovation, a copertura di ogni zona del campo. Nessuno spreco di palloni recuperati: ogni conquista è un nuovo attacco, centimetro dopo centimetro. (Dall’85’ Castrovilli – SV: Tempo giocato utile ad aumentare fiducia e consapevolezza di sé stesso e di una squadra che sembra poterle vincere tutte).

Isaksen – 6: Lento ma costante: sul campo come sul suo personale percorso di crescita. Speriamo il minutaggio da titolare sia inversamente proporzionale alla timidezza dell’uno contro uno, gene recessivo di un giocatore dalle buone giocate e dalle cattive conclusioni. (Dal 62’ Pedro – 8: Immortale, scende in campo con labbra sporcate dal nettare degli dei appena bevuto. Il suo ingresso spazza via qualsiasi velleità genoana, che pure aveva provato ad invertire l’inerzia della partita. La lucidità sotto-porta, lo sguardo fugace a cercar l’angolino inarrivabile per tutti, lo ascende nell’olimpo calcistico.)

Dia – 6: Interpreta la posizione assegnatagli stando troppo arretrato dalla sua zona d’efficacia. Ne consegue una silenziosa sparizione dal campo e dalle trame di gioco finalizzate all’avanzata biancazzurra. Penalizzato. (Dal 62’ Vecino – 6.5: Gol mangiato, gol realizzato: ha il merito di allungare l’esultanza laziale, suggellata dal motto “noi je ne famo 3”.)

Noslin – 7: Un’altra storia di riscatto, di voglia di smentire i detrattori e di imporsi consapevolmente sul campo; un’altra storia a lieto fine. Schierato d’urgenza e di sorpresa, ripaga la fiducia dell’ineluttabile Baroni realizzando una rete di potenza e prepotenza, un condensato di pregio tecnico. (Dal 78’ Tchaouna – 5.5: Sufficienza di spirito, rovinata da un gol sbagliato ma praticamente impossibile da sbagliare.)

Castellanos – 6.5: Lavoro d’ombra, di sacrificio e poca gloria. Eppure è il suo gioco ad aprire gli spazi di un chiusissimo Genoa, completamente posizionato dietro la linea del pallone – pallone che più volte sradica dai piedi avversari. Generoso nel giocare palloni dal buon potenziale ai compagni, senza tentare la soluzione egoista.

All. Baroni – 8: Fa tutto bene. La preparazione di ogni partita, il lavoro sul campo e sulla testa dei giocatori, la formula alchimica che tiene tutti ipnotizzati all’unico risultato possibile: la vittoria. Schiera Noslin con la serenità di un uomo che le ha viste tutte, e ha il potenziale per vincerle tutte. Tiene gli altri all’ingresso di uno spettacolo perfetto, pure nelle sostituzioni. Impeccabile.






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