di Arianna MICHETTONI
Le pagelle biancazzurre dell’amara sconfitta a Firenze nel lunch match della quinta giornata di Serie A.
Provedel – 6.5: Provvidenziale nell’annullare la maledizione dei primi dieci minuti: per suo tocco il tiro di Biraghi finisce sul palo, modificando la traiettoria del destino. La Fiorentina, rappresentata dal tiratore Gudmundsson, riesce a superarlo solo su rigore.
Lazzari – 6: Con Tavares a far da contraltare, pure un’ottima prestazione si illumina di luce riflessa. Non ha particolari problemi difensivi, un’efficacia che allunga su tutta la fascia e che spesso coinvolge e catalizza il bel gioco di Isaksen. (Dal 69’ Marusic – 5.5: Un ingresso non ottimale: avrebbe dovuto ricaricare le energie laziali, rimane invischiato nella stanchezza di una squadra che ha tanto prodotto e per nulla goduto).
Gila – 7: Cardine difensivo, fondamentale nel gioco aereo, perfetto nel tenere le posizioni: Gila è un giocatore totale, di assoluto valore per la Lazio. Totalmente estraneo alla sconfitta.
Patric – 6.5: Salva alla fine del primo tempo ed esulta come fosse la sublimazione della sua giornata giocata. Esagera e anticipa i tempi, che – nel corso della partita – confermano la sua solidità e la sua buona capacità di lettura.
N. Tavares – 6.5: Il miglior acquisto della Lazio, stacca per qualità tecnico-tattica l’intero reparto e si impone per carisma, capacità atletica e dominanza fisica. Imprendibile quando avanza ad ampie falcate, detiene già il record di assist. Tutto troppo bello, troppo pure per lui, che fa fatica a recuperare dalla stanchezza di una partita giocata intensamente sulla sua fascia. L’arbitro macchia la sua partita, altrimenti perfetta, per una dubbia decisione su fallo su Dodo. Un unico errore che vale, da solo, la sconfitta.
Guendouzi – 5.5: Distratto, disordinato, confuso nei suoi cambi di gioco. Sbaglia lettura della traiettoria e affretta un movimento sulla palla che finisce in un fallo su Gudmundsson, poi punito con il rigore del pareggio. Deve affinare la sua irruenza, data la sua generosa propensione difensiva. Probabilmente subisce troppo una squadra poco bilanciata. Sfiora un palo che gli nega la gioia del ravveduto.
Castrovilli – 6: Complicato l’approccio da ex, la situazione migliora all’aumentare del minutaggio giocato con la Lazio. È fondamentale dargli tempo non solo per guarire le ferite fisiche ma, soprattutto, per imparare gli automatismi laziali e Baroniani. In crescita. (Dal 61’ Rovella – 5: Dal suo ingresso iniziano buchi vistosi e costosi a centrocampo. Non ne è direttamente responsabile ma non fa nulla per riparare).
Isaksen – 6.5: Il migliorare della sua prestazione è direttamente proporzionale al migliorare della sua condizione, soprattutto mentale. Ad ogni uomo saltato il buon Gustav acquista fiducia, lasciandosi andare a dribbling e ingressi in area prepotenti, con tiri sfortunati. (Dal 61’ Tchaouna – 5.5: Meno vivace del predecessore, meno veloce e meno propenso a saltare l’uomo. Vero che il blocco giocato non gli consente migliore sorte: tutta la Lazio si spegne, incapace di capitalizzare le azioni create.)
Dia – 6.5: Il più naturale, semplice e funzionale innesto laziale. Ricopre un ruolo non abituale in uno schema nuovo per la Lazio, ma sembra esser lì da sempre ad imporre il suo gioco, i suoi inserimenti, tentare i suoi tiri. Solo il combinato disposto di sprechi e sfortuna lo priva – ingiustamente – della gioia del gol. (Dal 68’ Pedro – 5.5: Entra per cambiare la storia di un pareggio che alla Lazio stava stretto, assiste attonito ad una sconfitta più che evitabile – ingiusta. Non avrebbe potuto far di più, forse avrebbe potuto fare qualcosa di diverso: tentare la giocata in prima persona, da protagonista).
Zaccagni – 6: Giornata in zona d’ombra, quella che la Fiorentina gli riserva con il suo pressing. Lo si vede smanacciare, dirigere i compagni, farsi avanti e proporsi per raccogliere passaggi e scarichi ma è costantemente chiuso, privo di spazi. La Fiorentina ricorre spesso al fallo per fermarlo; lui cede, cade, senza imporsi mai.
Noslin – 6: Il ragazzo si farà, soprattutto per voglia, tigna, intraprendenza, pur essendo ancora manchevole in lucidità offensiva. Baroni lo premia tenendolo in campo, facendo di necessità virtù.
All. Baroni – 6: Scelte tra l’obbligato e il coraggioso. È purtroppo l’arroganza arbitrale a privarlo della gioia dell’imbattibilità, condannandolo a dubbi di formazione e capacità di spronare al cinismo la squadra. Non spende l’ultimo cambio, forse primo segnale di resa agli episodi di… rigorismo.