di Giorgio BICOCCHI
Il Verona e’ il solito scioglilingua: ha cambiato allenatore e si è presentato con un nugolo di belle speranze. La solita, colorata multinazionale che Setti e il diesse Sogliano plasmano ogni anno. Baroni dovrebbe conoscere alla perfezione vizi e virtù della colonna scaligera.
Il Verona ha due punti in più di noi: ha sorpreso il Napoli, in avvio, perso con la Juve più di quanto dica il punteggio finale, sbancato Marassi al termine di una gara che avrebbe invece dovuto solo pareggiare. Ha sei punti, forse più di quanto realmente espresso e per la Lazio sarà avversario probante.
Per vincere – alla vigilia di tre trasferte in sette giorni – dovremo agire subito sul ritmo, forzandolo. Andando in pressing, rubando palla e rifornendo gli esterni. Su chi puntiamo per questa sfida? Su Tavares e Zaccagni, da un lato, e Isaksen o Noslin, sull’altro versante. Contro squadre chiuse, conservative, che giocano sull’errore dell’avversario (come accaduto nella gara vinta dal Verona contro il Genoa, prima della sosta), la palla deve muoversi velocemente e gli esterni hanno l’obbligo di affondare e creare superiorità numerica. A Dia e al Taty, poi, il compito di finalizzare. Questo dovrebbe essere il canovaccio della sfida: d’altronde senza un “cervello’ in mezzo al campo, che detti il gioco e inventi assist e pertugi, abbiamo capito che le fortune della nuova Lazio dovranno essere assicurate dalle giocate di chi opera ai fianchi delle difese avversarie, cioè dagli esterni.
Torniamo in campo dopo 15 giorni per la terza sfida all’Olimpico. Alla vigilia del doppio, infido viaggio al Franchi e al Grande Torino, la Lazio deve battere il Verona. Ci sono gare che – nell’arco di una stagione – valgono l’imperativo. Quella di lunedì sera e’ una di quelle: in una stagione in cui siamo partiti senza obiettivi conclamati, in sordina e sottovalutati dai media, collocarsi a 7 punti dopo quattro partite non sarebbe male…