La chiamavano zona Caicedo: l’ecuadoriano segnava a ripetizione nei minuti di recupero, soprattutto nelle ultime due stagioni di permanenza in biancazzurro. Gol memorabili, come quelli che hanno segnato i clamorosi ribaltoni in Cagliari-Lazio o Torino-Lazio, ma anche un gol all’ultimo secondo che permise di riacciuffare il pari in un match contro la Juventus. Il Messaggero ha intervistato l’attaccante dopo le emozioni al 95′ di Lazio-Atletico Madrid e Celtic-Lazio, con i gol di Provedel e Pedro arrivati in piena zona Caicedo:
“Che bello. Ho visto solo le sintesi dei match, purtroppo a Dubai ci sono due ore di fuso orario e non mi sono potuto godere le gare contro Atletico e Celtic. Sono però felicissimo che la Lazio sia in testa al girone con 4 punti in Champions. La zona Caicedo? Significa che ho lasciato qualcos’altro, oltre il cuore. Quella definizione me la porto dentro, nacsce dalle reti segnate quando tutti pensano fosse finita. Una sensazione unica. Essere concentrati sino all’ultimo istante è un valore aggiunto, può risultare determinante nel calcio. È una mia virtù quella di non mollare mai, ma non dimenticate che è anche il motto della Lazio“.
“La Lazio è molto più forte di quanto abbiano sinora dimostrato. Il calendario con le big ha però influito parecchio. Io l’anno scorso credevo al secondo posto e adesso credo al ritorno in Champions, nonostante la brutta classifica di quest’avvio. Bisogna ritrovare l’identità e la solidità in difesa, oltre la cattiveria in attacco. I risultati torneranno“.
“Immobile è un momento negativo e va aiutato. La squadra sta giocando meno per lui, che vive per il gol. Le ali, tutti devono servirlo meglio. Ma Immobile non si discute, è la storia ed è ancora uno da 20 gol a campionato. Il bomber merita rispetto“.