Di Arianna MICHETTONI
Provedel – 7,5: La giusta chiusura di stagione: novanta minuti al ruolo di miglior portiere della serie A e di spettatore in campo. Premiato dal 21esimo clean sheet stagionale, impiegato su un solo tiro ben parato. Il riposo dei giusti.
Hysaj – 6.5: La nuova capigliatura è quel tocco che sublima la classe di una buona prestazione, facilitata dagli spazi lasciati dagli avversari e da una sua maggiore convinzione. Ossigenare fa la differenza.
Patric – 7: Fa sempre bene quando chiamato in causa, tanto che il buon gioco è una costante e non più una sorpresa. Ottime chiusure sulla linea dell’area di rigore, di personalità e prepotenza. Giocare meno per giocare meglio e per tenersi la titolarità e la meritata standing ovation.
Romagnoli – 7,5: In mancanza di una convocazione nazionale, vezzeggia la sua squadra con movimenti precisi ed affondi coraggiosi, quelli che gli valgono una presenza offensiva di gran peso per la Lazio. Infatti, realizza la prima rete della partita saltando più in alto di tutti – cosa che spesso fa, metaforicamente e non. (Dal 71’ Casale – 6.5: Staffetta anche per consentire la giusta ovazione da tributare al numero 13, entra e va in continuità con l’operato difensivo svolto.)
Pellegrini – 7: Spicca per grinta, velocità e determinazione: tre caratteristiche tali da giustificarne l’immediato riscatto. Il mix perfetto è dato dalla sua fede calcistica, quella che fa scendere in campo come un dodicesimo uomo e che l’aiuta nel dominare la fascia sinistra. La Lazio ha bisogno della sua spinta offensiva, perché la Lazio ha bisogno di proiettarci in attacco anche lasciandosi alle spalle i rischi calcolati.
Milinkovic – 6.5: La sciocca ammonizione rimediata per fallo su Akpa Akpro è la perfetta sintesi di una stagione non solo sottotono, ma enfatizzata da errori anche grossolani che allungano ombre su quanto di buono fa, ha fatto, costantemente. Un continuo sliding doors, un universo parallelo che alterna divertimento e sofferenza e che si conclude con un cliffhanger che tiene con il fiato sospeso: sconterà la prossima squalifica nella Lazio?
Vecino – 6.5: La sua presenza al massimo della condizione fisica è paragonabile ad una citazione letteraria, una che fa “e quando non ci sei mi manchi”. Manca alla Lazio, soprattutto, perché è il suo gioco a liberare Luis Alberto e Milinkovic e tenere l’equilibrio di un centrocampo che è la forza motrice di questa squadra. (Dal 71’ Cataldi – 6.5: Bello vederlo in campo, ancor più bello vederlo riprendere le redini di un centrocampo che ha tanto sofferto la sua assenza.)
Luis Alberto – 7,5: Corre, corre tanto e quasi sempre corre bene. Ma ha capito di possedere la capacità di affrontare l’uomo, di recuperare palla e di poter essere l’iniziatore della manovra offensiva. L’aver acquisito una nuova consapevolezza è quasi pari all’aver acquisito un nuovo giocatore, ed è così che si può definire questa partita – e tutta la stagione – di Luis Alberto: una novità, una nuova centralità. L’ultima e la prima, tra vecchio e nuovo, con un ultimo gol che sembra più il primo. E, perché no?, un nuovo modo di battere i calci d’angolo.
Felipe Anderson – 6,5: Comprensibilmente sottotono: grazie al minutaggio giocato oggi, Felipe Anderson è ufficialmente il giocatore più impiegato nella Lazio (secondo solo a Provedel, che però gioca una statistica a parte). Eppure, nonostante la stanchezza, gioca una partita di minore intensità ma maggiore concretezza, sacrificandosi come esca per gli avversari che, costretti al raddoppio di marcatura, aprono ampi spazi di manovra per Immobile e compagni. L’uomo ovunque della Lazio, un factotum di qualità.
Immobile – 6.5: Più di una sufficienza scaccia sfortuna, sperando sia sufficiente un incantesimo laziale per annullare la cattiva sorte che si è impossessata di Ciro da inizio anno.
Pedro – 7.5: Tentare una rovesciata per sbloccare il risultato: questo è Pedro, il calciatore che unisce l’aver vinto tutto alla voglia di vincere ancora, sempre, senza mai far mancare il sostegno alla squadra. È il più inserito nelle trame di gioco offensive: se non le riceve, le crea per gli altri. Pecca di lucidità realizzativa, immediatamente compensata dalla grande generosità – mai scontata per il ruolo dell’attaccante. (Dal 63’ Zaccagni – 7: Entra e causa l’espulsione di Cambiaghi, ad ulteriore dimostrazione della sua supremazia tecnica e di ruolo.)
All.: Martusciello – 7: Un secondo che conquista il secondo posto, il lieto fine di una fiaba scritta non solo dai protagonisti ma soprattutto dagli aiutanti, dagli artefici magici e del messaggio morale del bene che vince sempre sul male.