Nel giorno dell’anniversario della vittoria del 26 maggio 2013, ospitiamo i racconti di cari amici e colleghi e dei nostri redattori su quella fantastica giornata. Enrica Di Carlo, giornalista dal cuore biancazzurro, si fa portavoce di una vasta categoria di tifosi della quale, tutti, chi prima, chi dopo, chi con costanza, abbiamo fatto parte: quelli che il derby proprio non lo reggono.




#Ilmio26maggio: in ritiro fino alla traversa

di Enrica DI CARLO

Non c’è tifoso di Lazio e Roma che non ricordi esattamente, in egual misura e per motivi opposti, i sentimenti che hanno preceduto e seguito il 26 maggio 2013. La sfida sugli spalti, la battaglia in campo: la posta in palio era molto più alta di un trofeo. Era la supremazia cittadina e non per una settimana o una stagione, ma per sempre: senza rivincita.

Il giorno del derby, però, non tutti lo affrontano allo stesso modo: c’è chi vive per due partite l’anno, i derby appunto, e viverlo in una finale, storica, è sinonimo di esaltazione. E chi, di contro, muore per due partite l’anno ed aggiungerne una terza mette a dura prova le coronarie. E io, perdonatemi se l’ammetto, appartengo alla seconda categoria e quel giorno non ero né su un seggiolino in curva né in tribuna. E aggiungo, neppure sul divano o con amici. Confesso: ero in ritiro anche io cercando di evitare, ma non troppo, qualsiasi cronaca o aggiornamento.

Fino alle 19:27: gol di Lulic ha sbloccato e deciso la partita delle partite e solo in quel momento mi sono fatta coraggio e ho acceso la tv. Era il minuto 73, traversa. Lì è finita, poi sono stati giri d’orologio infiniti che hanno accompagnato una squadra e il suo popolo nella storia. Perché c’è un prima e un dopo il 26 maggio 2013 e quel Lulic 71’ sarà sempre lì a ricordarlo a chi l’ha festeggiato e a chi ha preso in quel momento una Coppa in faccia che ha fatto male, brucia dopo dieci anni e non si può cancellare. È storia e si può solo studiare e ricordare.






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