di Giorgio BICOCCHI

Bisognerebbe salire al Meazza non con la spocchia di avere sette punti in più dell’Inter ma con l’umiltà di averne sette di meno. Ecco, se riuscissimo a non guardare la classifica ma essendo consci di avere davanti una squadra che ha vinto la Supercoppa, è in finale di Coppa Italia, è tra le 4 più forti d’Europa, nonostante in campionato balbetti – avendo collezionato 11 diaboliche sconfitte – saremmo già a cavallo.




Quindi che Lazio vorremmo? Quella del “Maradona”, ad esempio, capace di adeguarsi ai ritmi e agli spazi dei rivali, colpendo di rimessa. O quella (intelligente in entrambe le gare) dei due derby, stretta dalla cintola in giu’, senza concedere pertugi. Noi faremo la Lazio, statene certi, anche perché lo stop con il Toro non è stato ancora digerito. 

L’enigma, invece, è che Inter troveremo. Magari sazia per il successo colto contro l’eterna-rivale Juventus? Forse sazia no ma sicuramente con qualche ruggine nei muscoli. Ecco, dovremo essere consapevoli, allora, che la gara del Meazza potrebbe avere una svolta nell’ultima mezz’ora quando i nerazzurri – se non dovessero essere in vantaggio – potrebbero pagare dazio sul piano delle energie. La sfida resta complessa e molto complicata: se non altro perché Inzaghi gestisce una multinazionale in cui si fa fatica – in alcune zone del campo – ad individuare con certezza titolari e prime alternative. 

Vero, alla Lazio starebbe bene anche il pari (vedete il vantaggio di arrivare a queste partite avendo tanti punti di vantaggio?): con esso salvaguarderemmo anche lo scontro-diretto con l’Inter (vinto 3 a 1 a fine agosto), qualora arrivassimo, la sera del 4 giugno, a braccetto. Ma siamo sicuri che Sarri non penserà – e non farà pensare – alla possibilità del match nullo. 

L’Inter di campionato non è squadra che sinora ha incantato. E non solo per le undici sconfitte stagionali accumulate: questione di concentrazione, forse, se è vero che anche ad Empoli, una settimana fa, pur nel contesto di una gara vinta, i nerazzurri, per 50 minuti buoni, hanno offerto calcio opaco e prevedibile. 

Un giocatore nerazzurro che ci spaventa? Ne diciamo due: uno è Di Marco, capace di sprintare e di calciare angoli e punizioni infide. L’altro è Mikhitaryan, abilissimo nello stretto e nelle esecuzioni dalla distanza. 

Ovvio che un risultato positivo a San Siro ci proietterebbe di slancio verso l’obiettivo finale. 

Per ottenerlo bisognerà però confezionare una gara di sacrificio e applicazione collettiva: ormai mancano 7 gare e tutte trasudano insidie. In trasferta andiamo meglio che in casa: ecco un’altra partita – con lo stadio zeppo come un uovo – per confermare il postulato. Regalandoci un pranzo coi fiocchi… 






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