“Il Financial Fair Play non è equo perché aiuta le grandi”. Così aveva dichiarato a inizio stagione Josè Mourinho commentando la notizia che la Roma era finita nuovamente sotto osservazione della UEFA per il mancato rispetto dei parametri. Affermazione corretta nella forma, molto meno nella sostanza, visto che proprio la sua Roma rappresenta uno degli esempi di quanto sia poco equo il FFP.
Perché un club che in tre anni guadagna 600 milioni di euro e spende 1.2 miliardi senza pagare alcuna conseguenza in termini sportivi, cavandosela solamente con ammende economiche, è proprio l’opposto del principio di spese congrue alle proprie possibilità che si trova all’origine del concetto di fair play finanziario. La Roma quest’anno è stata la seconda società, dopo il Paris Saint Germain, a ricevere la sanzione più alta dalla UEFA per mancato rispetto dei parametri finanziari: 5 milioni di euro, più 30 di condizionale. Questo significa che se nei prossimi anni la società non si atterrà al piano di contenimento delle spese presentato sarà costretta a versare questo ulteriore importo. Visti i risultati delle sue ultime gestioni finanziarie, con perdite di 200 milioni all’anno, la sanzione condizionale è quasi certa.
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