Ivan Provedel in pochi mesi si è preso la porta della Lazio. E pensare che fino a 15 anni giocava come attaccante. Il portiere biancazzurro si è raccontato ai microfoni ufficiali della Lega di Serie A.

Il 2022 è agli sgoccioli e per Ivan Provedel resterà indimenticabile: prima la salvezza con lo Spezia, poi il passaggio alla Lazio e infine la convocazione del C.T. Roberto Mancini. Una storia particolare quella del portiere ventottenne che a quanto pare ha un rapporto speciale con il gol: da adolescente giocava attaccante e provava a farli con Treviso e Pordenone, poi ha deciso di cambiare per cercare ad evitarli, ma un gol su azione in Serie B comunque è riuscito a segnarlo…

Ivan il 2022 ormai è agli sgoccioli… è tempo di bilanci, facci il tuo…

Per me è stato un anno molto positivo, soprattutto a livello personale, ho ottenuto una salvezza importante e faticosa con lo Spezia, che per me sarà sempre un ricordo bellissimo, e poi sono venuto alla Lazio. Sono stato catapultato in una realtà completamente diversa e sono felicissimo di essere qui. I risultati sono stati abbastanza buoni, si può fare meglio ma sono soddisfatto!

Hai seguito i mondiali? Per chi tifavi e perché?

Si anche se ho cercato di staccare un po` la spina dal calcio per godermi mio figlio. Ho tifato soprattutto per i miei compagni e poi mi sono affezionato alla favola Marocco. Alla fine, invece, ho tifato per il mio amico Erlic che è arrivato terzo e sono stato felicissimo per lui.

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Tra le tante cose belle di quest’anno anche la convocazione in nazionale… Ci racconti?

Si è stato un momento molto strano perchè quando mi hanno chiamato avevamo appena perso 5-1 a Midtjylland, è stato difficile gioire perchè eravamo in una situazione particolare. Comunque è senza dubbio una grande emozione: fin da piccolo uno sogna l`azzurro e far parte di quei 25/30 giocatori chiamati dal mister è stata grande gioia a anche un motivo per spronarmi a fare sempre meglio.

Tornando a parlare di mondiali, mancano tre anni e mezzo al prossimo, ci fai un pensierino?

E` tantissimo tempo! Prima dovremmo qualificarci agli Europei e difendere il titolo, poi penseremo anche ai Mondiali. La chiamata di Mancini mi ha dato un ulteriore spinta e spero di poter fare sempre meglio per rimanere nella rosa azzurra.

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Bisognerà arrivarci facendo bene con la Lazio, che squadra siete?

Siamo una squadra che lavora molto, ha tanto da dare, si è espressa bene fin oggi ma può fare meglio. Siamo guidati molto bene ma sono sicuro che abbiamo qualcosa dentro per poter fare qualcosa di speciale!

Come avete gestito la pausa tra vacanze e allenamento?

Ognuno a modo suo, c`è chi è andato in vacanza e chi è rimasto in famiglia come ho fatto io che ho un bimbo piccolo e ho cercato di stare il più possibile con lui. Ci è servito per ricaricare le pile e poi al rientro anche per poter lavorare quotidianamente, cosa che nella prima parte di stagione non è stata mai possibile, giocando praticamente ogni tre giorni.

Tante sorprese nella prima parte della stagione e nessuno sa bene quali saranno le conseguenze di questa lunga e inedita pausa per i mondiali in Qatar. Con che spirito ripartire? Vi aspetta il Lecce…

Siamo carichi perchè queste settimane di lavoro ci sono servite dal punto di vista dell`organizzazione e del collettivo. Arriviamo pronti e preparati alla prima col Lecce. Cercheremo di fare ancora meglio per rimanere nelle zone alte della classifica.

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Quando sei arrivato alla Lazio in estate, hai cominciato come secondo di Maximiano. Poi alla prima di campionato la sua espulsione dopo pochi minuti ti ha catapultato in campo e non sei più uscito. In questi casi si dice sliding doors, le porte girevoli che cambiano il destino di una stagione e che per un portiere sembrano quanto mai appropriate. E’ così?

Sono arrivato qui quattro giorni prima della prima gara non mi sarei mai aspettato di giocare subito e non sarebbe stato nemmeno giusto, poi è successo quello che è successo. Sono qui per fare del mio meglio ed è quello che sto cercando di fare, poi decide il mister. La cosa che mi fa piu piacere è di poter dare il mio contributo in campo.

A proposito di destino. Tu hai messo i guantoni per giocare in porta a 15 anni dopo aver giocato da attaccante nelle giovanili del Treviso e del Pordenone. Tutti dicevano: non ce la farà mai, ha iniziato in porta troppo tardi. E tu invece pensavi a diventare il portiere più forte del mondo. Raccontaci come quegli inizi contro corrente hanno forgiato il tuo carattere e la tua storia di calciatore.

Ti dico la verità, ho sempre voluto fare il portiere. Mi sono innamorato di questo ruolo vedendo Toldo agli Europei contro l`Olanda: quel momento mi ha fatto scattare la scintilla. Da piccolo però ho sempre fatto l`attaccante e sono arrivato a un punto in cui ho detto: “o gioco in porta o smetto”. Una piccola società vicino a casa mi ha dato la possibilità di cambiare ruolo e ho avuto la fortuna di ricominciare. C`è stata gente che mi ha detto che era tardi e che non ci sarei riuscito, non faccio nomi, loro lo sanno, ma è sempre così: c`è chi ti incoraggia e chi meno…

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Quindi è più gratificante parare un gol che farlo?

Per me personalmente si, io mi diverto di più a parare, è bello anche fare gol ma mi sento più realizzato se faccio una bella parata.

Uno comunque l’hai fatto, all’Ascoli, con la Juve Stabia!

La partita era finita, stavamo perdendo 2-1 e allora sono andato a saltare. Calò ha messo in mezzo il pallone e ci ho provato, l`ho presa ed è andata dentro, è rimasto un ricordo bellissimo.

Si dice tra l’altro che il portiere sia un uomo solo…

E` vero, alla fine vivi la tua partita con una condivisione diversa rispetto ai compagni e hai una visuale diversa, ti alleni a parte e anche la frustrazione e la gioia per un bell`intervento o un gol subito è abbastanza personale. Poi facciamo l`unica cosa che non possono fare gli altri, prendere la palla con le mani. E` un ruolo unico!

Così vi mettono nella minestra in Friuli? Zoff, Meret Scuffet Vicario, e sicuramente ne sto dimenticando qualcuno…

Devo chiedere in cucina (ride)! Zoff non ho avuto la fortuna di conoscerlo, ma è uno dei migliori di sempre. Con gli altri invece ho giocato e tutti hanno grande serietà passione e dedizione al lavoro. Senza queste caratteristiche è difficile arrivare a certi livelli, poi c`è madre natura e c`è la famosa minestra (ride). A Udine i preparatori sono molto validi, se sommiamo tutte queste cose il risultato è questo.

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Il salto dallo Spezia alla Lazio avrebbe potuto farti tremare i polsi e invece tu l’hai fatto con grande naturalezza, guadagnandoti il posto da titolare con coraggio, grandi parate e la capacità di dare sicurezza ai compagni. Quale è stata la chiave per gestire le aspettative e importi così velocemente?

Ho cercato di non pensare ad aspettative e responsabilità. A me interessa solo il campo anche perchè se pensi ad altro rischi di essere schiacciato. Penso solo al mio percorso e a fare bene ogni giorno. Devo farmi trovare pronto quando vengo chiamato in causa. Questo è quello che facevo a La Spezia e che poi mi ha aperto le porte per questa grande opportunità che è la Lazio. Ed è quello che sto facendo anche qui: fare del mio meglio. Poi è chiaro che sono consapevole di cosa significa indossare questa maglia, abbiamo tanti tifosi che ci seguono con enorme affetto e si aspettano molto da noi, ma io rimango concentrato su quello che devo fare in campo.

Sei stato fortemente voluto da Mister Sarri che ai suoi portieri ha sempre chiesto leadership e capacità di partecipare attivamente al gioco della squadra. Raccontaci il tuo rapporto con lui e se è cambiato qualcosa nel tuo modo di giocare con il tecnico toscano.

Ero già lusingato solo dal fatto di poter essere stato accostato al suo nome. Il mister è molto esigente, come è giusto che sia, e io cerco di fare al meglio tutto quello che mi viene chiesto: devo essere presente, aiutare la squadra e trasmettere tranquillità. E` quello che provo a fare in ogni partita.

E il ruolo del portiere come è cambiato in questi anni?

Io ho cominciato una decina di anni fa quando è iniziato il cambiamento, penso a Neuer che probabilmente è stato il primo a giocare in un certo modo. Il calcio cambia come ritmi, gioco e richieste. Bisogna essere presenti sia in fase di possesso che non. A me questa cosa piace, perche così sei ancora più partecipe al gioco.

La Lazio ha avuto fino alla sosta la seconda miglior difesa del campionato e tu sei il portiere col maggior numero di clean sheet, 9 in 15 partite. Su cosa si basa la vostra solidità difensiva?

Sul lavoro! Noi cerchiamo di lavorare al meglio e, seguendo il più possibile le direttive del mister, siamo riusciti a fare quello che ci veniva chiesto molto bene in alcune partite, meno in altre, come contro la Juve. Potevamo subire qualche gol in meno ma spero riusciremo a fare meglio da gennaio.

Siete quarti in classifica, a 10 punti dal Napoli e appena sotto Milan e Juve. Qual è l`obiettivo?

Vogliamo arrivare il più in alto possibile, non ci poniamo limiti. Io non c`ero l`anno scorso, e i miei compagni sono arrivati quinti, quindi ti direi un piazzamento Champions.

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È quasi Natale, come passerai le feste? Cosa vorresti trovare sotto l’albero?

Vorrei stare bene e vedere le persone che riesco a vedere meno durante l`anno. E poi stare con mio figlio, sono i primi Natali per lui e comincia a sentire la magia di questi giorni. Credo che questi momenti siano l`essenza della vita.

Abbiamo cominciato parlando di bilanci, chiudiamo con i buoni propositi per il prossimo anno!

Penso sempre a lavorare per migliorare rispetto a ieri, lo stesso vale per il 2023: spero che possa essere un anno migliore dal punto dei vista dei risultati e non solo!

(Fonte: Lega di Serie A)

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