di Arianna MICHETTONI (foto © Antonio FRAIOLI)

Le pagelle biancazzurre dell’importante vittoria della Lazio contro il Monza firmata dalla prima prodezza in Serie A di Luka Romero.

Provedel 6 – Subisce la sfiga della canzoncina dedicata durante il riscaldamento, anatema e ormai foriera di cali di concentrazione. Fuori fase, salvato dal fuorigioco. Allora, forse, è stanco; forse ci si chiede come un portiere possa essere stanco: quesito che almeno oggi trova risposta nel suo non impiego.
Lazzari SV – Sostituito per infortunio ancor prima di entrare in partita. (Dal 27’ Marusic 6 – È facile per lui ben figurare: il suo opposto gli fa sembrare tutto semplice e, soprattutto, fattibile. Nonostante la chiusura del Monza, non mancano le sue accelerazioni sulla fascia – efficiente, a volte poco efficace.
Casale 6 – Il gol annullato gli restituisce vigoria e consapevolezza. Sbaglia poco o nulla dopo aver perso la marcatura su Petagna, ben supportato dai compagni di reparto e da affondi monzesi poco incisivi.
Romagnoli 6.5 – È lui ad indicare la posizione ai compagni, a tener dritta e aggregata la linea difensiva, a neutralizzare i pochi attacchi del Monza.
Hysaj 5.5 – Evidenti limiti tecnici ed una mancanza di base del disimpegno rendono la sua prestazione all’apparenza peggiore di quel che è. Perché prova pure a volteggiare in campo, ad andar avanti per poi tornare rovinosamente indietro, ma manca di coordinazione.
Milinkovic 6 – Un bentornato al campo, il suo, e ai 90 minuti giocati. Cambia il centrocampo: coi suoi movimenti e con la sua tenuta permette un gioco maggiormente offensivo, essenziale per sfondare l’assetto difensivo e contenitivo del Monza.
Marcos Antonio 5.5 – Si rivela essere più utile in fase difensiva, quando si posiziona in ruolo di raccordo sulla linea tra Casale e Romagnoli e va di recupero o scarico ai compagni. (Dal 60’ Cataldi 6 – Entra per mettere ordine ad un centrocampo manchevole di un ruolo fondamentale: lo smistatore di palloni. Ed è subito compattezza: passano pochi minuti che la Lazio ritrova lucidità, razionalità e fasi di gioco. Ne viene il vantaggio come diretta conseguenza).
Vecino 6 – Colleziona errori di finalizzazione come fossero figurine che i laziali si scambiano cercando di completare la raccolta di proteste creative. È il più offensivo tra i suoi, ed è certamente il più intraprendente in attacco. Mira e precisione da rivedere, ma ha il merito di provarci e giocare palloni pericolosi. (Dal 61’ Basic 6.5 – Fa da contraltare al compagno che sostituisce: mette l’imponenza fisica dove altri mettono tocchi di tacco e punta. Atteggiamento più sicuro, uomo area sui palloni alti, in attesa di una piena maturità calcistica).
Cancellieri 5.5 – L’impegno c’è, lo sviluppo non ancora. A volte scomposto a tal punto da far sospettare non abbia capito bene cosa fare col pallone tra i piedi. Poche verticalizzazioni e poca predominanza sull’avversario. Gioca un tempo anonimo, com’è il suo ruolo: non un attaccante centrale, non un esterno, in cerca del suo posto nel mondo. (Dal 45’ Romero 8 – Ha il sacro fuoco che gli scorre nelle vene, l’ardore della gioventù, la prepotenza del talento, la personalità di chi ha un rapporto confidenziale col pallone, e gli parla, e gli fa fare quel che vuole. E oggi ha il minutaggio necessario a dimostrare quanto valgono 17 anni, un campo da divorare pezzo dopo pezzo e un avversario da battere con un suo gol, festeggiato da tutti. Un’incoronazione, la sua, e ora ci si aspetta di vederlo seduto sul trono della titolarità).
Felipe Anderson 6 – A volte bene, a volte meno bene. È (ed è sempre stato) un problema di continuità, il suo. La corsa c’è, alcuni filtri magici pure – quelli che stordiscono gli avversari. Manca, com’è sempre mancato da attaccante centrale, la lettura della posizione e del gioco: lui non può scaricare su sé stesso, è evidente.
Pedro 7 – Il Dorian Gray della Lazio, ha un suo ritratto appeso nello spogliatoio che invecchia mentre lui ringiovanisce. Ad ogni affondo, ad ogni gioco di gambe, ad ogni avversario lasciato sul posto mentre lui va oltre, verso il cross, verso i cuori dei tifosi biancazzurri. Conquistatore. (Dall’86’ Immobile 8 – Voto per la dedizione alla squadra e per la commozione che ognuno ha provato nel rivederlo in campo. Bentornato, capitano!)
Sarri 7 – È la sua squadra, squadra a sua immagine e somiglianza, squadra concreta e non sempre bella ma filosofica, profonda come la teoria della vita che si comprende solo con l’esperienza. La sua esperienza al secondo posto, mentre la malinconia di una sosta forzata non riesce a mettere in pausa, però, il profondo senso di soddisfazione che le partite giocate e vinte alla sua maniera provoca.

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