di Arianna MICHETTONI

Le pagelle biancazzurre della sconfitta della Lazio in casa contro la Salernitana, secondo ko casalingo in campionato nella stagione della squadra di Sarri.




Provedel 4.5 – Nei primi 45’ è mai impiegato, mai impensierito. È partecipe della partita solo quando coinvolto in fase di costruzione dal basso. Noia percepibile la sua, che ha come diretta conseguenza l’erroraccio sul pallonetto di Candreva – lui fuori dai pali, manca di agilità per evitare una rete che sarebbe stata facilmente parabile. È l’inizio del suo personalissimo calo, pur concedendogli l’attenuante affollamento sul secondo gol – tiro che potrebbe aver calibrato in ritardo, con mancanza di riflesso. Partecipa al disastro quando, sul terzo gol, non riesce neppure a chiamare le posizioni dei suoi difensori.
Lazzari 5 – Corsa, agonismo, spirito di sacrificio al servizio della squadra. Veloce nei movimenti, rapido nei disimpegni, riesce a divincolarsi con efficace eleganza dalla tentacolare morsa granata. Lavoro essenziale sulla fascia ed apporto offensivo che contribuisce ad alzare il ritmo di gioco laziale. Tanto bene in attacco, quanto male in difesa: sbaglia l’intervento sul secondo gol, salta la posizione sul terzo.
Casale 5 – Linea difensiva tenuta complessivamente bene: quasi sempre diligente sul piano tattico, in miglioramento sul piano tecnico. Manca ancora l’abbondanza di sicurezza tale da spingerlo fuori dalla sua area, che governa bene: i – pur pochi – tentativi granata nella prima frazione di gioco vengono prontamente neutralizzati. È incolpevole su entrambi i gol – non ci si aspetta da lui di dettare le posizioni; sul terzo è purtroppo partecipe delle linee saltate, e manca anche lui la posizione.
Romagnoli 5.5 – È il cerbero dell’area di rigore della Lazio: difende la stessa e i suoi compagni, incutendo il giusto timore. Nei primi 45’ ha il totale dominio difensivo, che tiene con interventi di recupero palla raffinati e puliti. Nonostante tutto è il migliore difensore, un uomo solo che nulla può contro la follia collettiva.
Marusic 5 – Anche lui ha le sue incursioni offensive, purtroppo meno veloci ed efficaci: fa tutto bene arrivando in area, manca però in fase di scarico. Sulla sua fascia si costruisce meno, soprattutto quando la partita cala di ritmo. Un po’ isolato, un po’ si isola: soprattutto sui tre gol (dall’87’ Hysaj SV).
Luis Alberto 6 – Ha un enorme dispendio energetico per le futilità, sopperito da una visione del gioco tale da immaginare verticalizzazioni prima ancora che si realizzino le condizioni per attuarle. Così nasce il gol di Zaccagni: da una sua invenzione, che il 20 trasforma – semplicemente. Fa parte del suo genio la sua sregolatezza, la stessa che lo porta a recuperar pallone nella sua area e ad avanzare. Poi però per gli scatti è stremato. Esce triste dal campo. (dal 63’ Milinkovic 5 – Azzardo vero, di quelli che consegnano la gloria o il disastro strategico. È disastro: ammonito, vive in prima persona lo svantaggio della Lazio: incolpevole in entrambi i casi, ma questa è un’altra storia.)
Cataldi 5 – Dovrebbe essere il normalizzatore del centrocampo, ne diventa il disperso. Movimenti lenti e poca convinzione la sua, sia in fase di raccordo difensivo sia nella totale mancanza di trama offensiva. (dall’81’ Basic SV.)
Vecino 5 – Più spesso in attacco che nel suo perimetro di competenza, spreca e causa una mancanza di equilibro a centrocampo. Il destino della partita passa anche tra i suoi piedi, che diventano la trama del “gol sbagliato, gol subito”. Dovrebbe aiutare a sbrogliare la matassa, involontariamente aggiunge entropia al caos perfettamente creato dalla Salernitana.
Felipe Anderson 5.5 – Non ha i movimenti del centravanti, questa partita lo rende evidente e soprattutto palesa il suo volersi (o doversi) costantemente spostare sulla fascia per ritrovare il senso dell’orientamento. Sarri lo accontenta, facendolo ruotare con Zaccagni – una soluzione a metà, che risolve la sua crisi ma aggrava la mancanza di un attaccante centrale di ruolo.
Pedro 5.5 – Nei primi 45’ ha superiorità fisica ed è l’unico (con Zaccagni) a sapersi liberare dall’asfissiante pressing granata, non dando punti di riferimento con movimenti variati e letture di gioco anticipate. Cala vertiginosamente da tempo a tempo, e con lui tutta la squadra – una condizione fisica che diventa anche mentale quando non trova più nessuno a supporto. (dall’81’ Cancellieri SV)
Zaccagni 6 – Il migliore in campo: realizza la rete del momentaneo vantaggio, si muove in verticale, sfugge alla difesa granata ed è il più propositivo. Scansa con prepotenza Felipe Anderson, che sovrasta per sicurezza e vigoria. Da solo non può nulla, ma la sconfitta non è la sua.
All. Sarri 4.5 – Perdere capita. Capita anche quando non vorresti mai perdere, e allora la sconfitta non ti appartiene. Questa, però, è anche sua: perde schierando Milinkovic, sapendo – tutti sapevano – che sarebbe stato ammonito. Perde quando non ha una soluzione alternativa ad una squadra avversaria che chiude gli spazi ed è asfissiante. Ecco: alla Lazio – e ai suoi tifosi – manca l’aria. E sembra proprio un calo dovuto ad una crisi di ossigeno. Un respiro profondo, quindi, prima di ripartire.






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