di Giorgio BICOCCHI

Ma non si potrebbe giocare ogni domenica contro la Fiorentina? Quattro gol complessivi rifilati ai viola lo scorso anno. E, in questa stagione, ecco già il poker a domicilio. La spinta dei tremila Laziali al “Franchi”, una difesa in cui non entra neppure uno spillo, la consapevolezza del gruppo che cresce. E poi un quesito: ma questo Zaccagni, in A, chi ce l’ha?




Primo tempo

– Tre minuti iniziali in cui vediamo le streghe, presi d’infilata. Se così e’ l’inizio, figuriamoci il resto, pensiamo. Fortunatamente sbagliando;

– Segnamo su corner: da quanto non accadeva?;

– Ma non è che Zaccagni calcia i corner meglio del Mago?;

– Jovic non ne imbrocca una e il “Franchi” rumoreggia;

– Provedel valore aggiunto: ma mica da questa gara…;

– Raddoppiamo, ancora di testa, con un gol di Zack. Che fa una torsione complicata ma beffa Terracciano;

– Immobile e Zaccagni saranno alla fine quelli che avranno recuperato più palloni. L’immagine della Lazio coesa (usando un aggettivo caro al Presidente…);

– La Fiorentina scheggia la traversa e così si chiude il tempo;

– Un vecchio reporter viola strepita in tribuna stampa in vernacolo toscano: “Manco in 74 anni segneremmo…”. Chissà poi perché in 74 anni… Misteri dell’Arno e dintorni;

Secondo tempo

– Brividi in apertura ma Romagnoli smorza qualsiasi velleità e Patric non ne sbaglia una…;

– Ciro scarica sulla traversa la palla del possibile 0 a 3. Di rimessa pungiamo…

– Marusic rischia di rompersi di nuovo la testa ed esce;

– Zaccagni e Felipe terzini aggiunti in fase di non possesso. Godono entrambi di un’ottima condizione fisica;

– Il tempo trascorre e i nostri sventolano le bandiere nello spicchio adiacente alla “Ferrovia”;

– Il Mago illumina, Pedrito insegue la rete;

– E su un contropiede rapido siamo letali col Mago. Che quando entra in corsa manda al manicomio tutti…;

– Mica sazi, confezioniamo una azione da play-station con tacco volante del Sergente e bordata di Re Ciro sotto la traversa;

– Finisce nel tripudio biancoceleste. Il “Franchi” sfolla mentre Rocco Commisso si mette le mani nei capelli. L’American Dream, sull’Arno, ancora non sboccia…






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