di Arianna MICHETTONI (foto © Antonio FRAIOLI)

A cosa porta l’ansia da prestazione: in trentanove secondi si consuma la voglia di stupire, la fretta di far bene, festeggiare l’amore avendone sentito intensamente la mancanza. E poi l’emozione, tanta, che fa sbagliare – un errore bonario, perdonato col sorriso, che però lascia uno strascico di pensieri alla “non sei tu, sono io”, è Immobile a non sapere, volere, potere più battere i rigori. È quasi record: un minuto è sufficiente per Anderson e Luis Alberto ad accompagnare Ciro in area di rigore, Ampadu fa il resto con relativa ammonizione, ma la partita resta sullo 0-0.




Lo stordimento da rigore fallito porta ad una fase di non gioco che accumula gli interrogativi circa la necessità di una formazione bloccata, anche a fronte di uno Spezia che mostra sul campo un’inferiorità incolpevole. Ma per un Immobile che avrebbe potuto marcare visita c’è un Felipe Anderson in stato di grazia, che ispira e trascina: inventa per Zaccagni che rispetta il suo titolo di arciere scoccando una freccia veloce e precisa, su cui nulla può la linea difensiva e soprattutto Dragowski. 12’ e meritato vantaggio della Lazio, decisa ad imporsi (con un occhio alla classifica, decisamente scalabile).
Lo Spezia poco fa per impensierire i biancazzurri, e la sicurezza infusa da Provedel – in uscita d’istinto al 16’ – fa il resto del dominio laziale. Splende il sole sullo stadio Olimpico e sui 40000 tifosi, cornice ideale per una fantastica giornata. Di festa, per l’immagine di Maestrelli che osserva i suoi ragazzi dalla sua curva, di gioia, per il primo (commovente) gol di Romagnoli – bellissimo gesto atletico – con pazza corsa sotto la Curva Nord, tripudio e giubilo e bacio della maglia (miglior limone – a buon intenditor… – della storia laziale). Al 24’ la Lazio è su un comodo 2-0, lo spauracchio del rigore fallito non fa paura, il gioco di Sarri/Martusciello funziona – fino a qui, tutto bene.
Minuti che scorrono via senza dar il minimo dubbio sulle forze in campo; Lazio pericolosa ad ogni incursione – Milinkovic al 35’, su calcio d’angolo, colpisce di testa un pallone che si stampa sulla traversa – e Spezia che tenta di resistere e limitare i danni.
Serenità e cartellino giallo a Giasy durante il minuto di recupero chiudono il primo tempo.
La ripresa porta in campo la voglia – o, meglio, l’opportunità – di sperimentare. Patric lascia il posto a Gila, tentativo del dinamico duo in panchina (Martusciello prende il posto dello squalificato Sarri), di testare delle alternative per affrontare l’intenso calendario agonistico (ma potrebbe trattarsi di un problema fisico del 4 biancazzurro).
Ad otto minuti trascorsi del secondo tempo, però, è la noia il sentimento maggiormente provato – una noia contenta, tipica del post-pranzo domenicale (non a caso è il lunch match). Il poco movimento in campo fa da contraltare ai cori sugli spalti, per una Curva Nord che non ha mai smesso di tifare.
59’ e Lazio che sembra non voler segnare: le occasioni sono unilaterali, e unilateralmente sprecate. Felipe Anderson, Immobile: un inutile fraseggio sull’area di rigore dello Spezia, una leziosità controproducente ed inefficace.
Tanto che pure il terzo gol arriva dopo un’azione di smarcamento totale – dribblati tutti, pure il portiere, Milinkovic pone fine ai tentennamenti educati da “vai tu, no, prima tu” e fa tutto lui, inchino conclusivo perché signori e pubblico pagante, lo spettacolo è finito. Al 62’ Immobile e Lazzari (gli acciaccati di questo turno) possono beneficiare del riposo dei giusti; entrano Pedro e Hysaj (da segnalare un Ciro piuttosto contrariato, che pure ringrazia il pubblico per la standing ovation ricevuta).
La campagna di sensibilizzazione “metti Romero” si infrange sotto i colpi del cambio Luis Alberto – Vecino, mentre a scaldarsi ci sono Marcos Antonio, Cancellieri e Basic. E tra i tre la spunta Marcos Antonio, che rileva Cataldi. Sarà per la prossima.
Ultimo quarto d’ora che si prospetta poco interessante e dedicato agli individualismi: il gioco si concentra a centrocampo, con poca voglia di spendere energie che è invece utile conservare già in vista del turno europeo di giovedì. È però evidenza di crescita, la capacità di gestione e contemporaneamente il risparmio energetico. Complice anche un avversario che, da principio, era rassegnato all’inevitabile destino.
C’è tempo per il quarto gol e per la doppietta personale di Milinkovic, migliore di giornata – era chiaro, infatti, che l’inerzia della partita sarebbe stata decisa da azioni individuali. Il recupero consegna una vittoria spensierata alla Lazio, portandola al terzo posto (a tre punti dalla prima).

IL TABELLINO

SERIE A

LAZIO-SPEZIA 4-0

Marcatore: 12′ Zaccagni, 25′ Romagnoli, 62′, 90’+1′ Milinkovic

LAZIO (4-3-3): Provedel; Lazzari (64′ Hysaj), Patric (46′ Gila), Romagnoli, Marusic; Milinkovic, Cataldi (77′ Marcos Antonio), Luis Alberto (73′ Vecino); Felipe Anderson, Immobile (64′ Pedro), Zaccagni. A disp.: Luis Maximiano, Adamonis, Radu, Kamenovic, Basic, Bertini, Cancellieri, Romero. All.: Giovanni Martusciello

SPEZIA (5-3-2): Dragowski; Holm, Ampadu (65′ Amian), Caldara, Nikolaou, Kiwior (82′ Beck); Ellertsson (65′ Agudelo), Bourabia (65′ Ekdal), Bastoni; Gyasi (75′ Sanca), Nzola. A disp.: Zoet, Zovko, Verde, Ferrer, Maldini, Sher, Nguiamba, Strelec. All.: Luca Gotti

Arbitro: Juan Luca Sacchi (sez. Macerata)

Assistenti: Lo Cicero – Affatato

IV ufficiale: Perenzoni

V.A.R.: Di Paolo

A.V.A.R.: Abbattista

NOTE: Ammoniti: 1′ Ampadu (S), 45′ Gyasi (S). Recupero: 1′ pt, 3′ st






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