di Arianna MICHETTONI

Giocare il 2 aprile è una buona consolazione per una Lazio abituata agli scherzetti che destano poca ilarità e, anzi, generale sgomento e fastidio. Resta comunque l’incomprensibile ironia biancazzurra, come una battuta che, spiegata, non fa ridere – e di battute, soprattutto d’arresto, i laziali ne hanno tante in repertorio.
Dunque, questa partita potrebbe essere presentata con sarcasmo, cinismo o, più semplicemente, per quello che è: la settima in classifica che sfida la nona in classifica – il Sassuolo – alla 31ª giornata di campionato. E tutto ciò che di implicito c’è dentro: la delusione per le aspettative stagionali disattese, l’illusione dell’ennesima ripartenza, la necessità di migliorare e migliorarsi.
Un imperativo che cade nei primi quindici minuti cade come cade la pioggia sull’Olimpico: nonostante un Sassuolo ben disposto in campo – Traorè al 4’ e Scamacca al 6’ già impensieriscono Strakosha – e capace anche di interpretare (fino quasi a prevedere) i movimenti laziali, è proprio la squadra di Maurizio Sarri ad imporsi e a mostrare una condizione migliore. Incassa bene le interruzioni di gioco causate da un Sassuolo falloso, mostra insofferenza per ogni interruzione di costruzione perché sa di poter creare qualcosa di ottimo: ad esempio il gol di Lazzari, al 15’, che porta ad un’esultanza euforica e liberatoria. Manuel inventa, costruisce e realizza in solitudine creativa: tira in porta trovando l’angolino vincente, quello che costringe Consigli a raccogliere la palla in rete.
Inizia così il crescendo laziale, mentre i neroverdi sono costretti – impotenti – alla resistenza contro una potenziale minaccia di raddoppio: al 20’ il colpo di testa di Zaccagni, al 21’ il tiro con effetto calibrato di Marusic. È assolo Lazio, non capitalizzato: Immobile più di tutti cerca il gol catarsi – che il popolo della lazionale gli augura. Gli stessi Zaccagni e Felipe Anderson hanno sui piedi le occasioni del 2-0, ma la Lazio sbaglia quando non può concedersi l’errore. Il Sassuolo, seppur schiacciato nella sua metà campo, converte il suo gioco all’attesa e ripartenza: una buona intuizione (ci prova Kyriakopoulos, si difende in corner Strakosha) che nei minuti finali del primo tempo porta i biancazzurri ad arretrare la posizione in campo e ad accettare favorevolmente di concludere la prima parte di gara sul risultato di 1-0.
I primi 45 minuti hanno evidenziato i punti di forza di entrambe le squadre – una Lazio quasi in dovere di dominare, un Sassuolo flessibile ed adattabile alle varie fasi di gioco. La ripresa segna solo lo scorrere del tempo – null’altro cambia, né per intensità né per occasioni sbagliate. Cambia il meteo, che passa da freddo a molto freddo – e le basse temperature, si sa, abbattono Ciro Immobile che ci prova, ci prova, e al suo posto riesce Milinkovic. Perché se ognuno ha il proprio destino, a Sergej è toccata in sorte la bellezza calcistica: realizza un gol che solo lui, nel caos generato dalla punizione calciata da Luis Alberto, ha potuto vedere. Nietzsche lo ha detto, “bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante” e così è stato: un caos esteso al VAR, chiamato a decidere su una (im)probabile posizione di fuorigioco del 21 laziale. Il 2-0 Lazio prende il tempo di farsi bello prima di arrivare e attirare su di sé tutte le attenzioni, rallentando il ritmo che si fa lento, come un ballo d’amore.
Dal 54’ in poi è solo Lazio, una squadra in campo che fa funzionare tutto – persino le diagonali difensive. E che fa sorgere il dubbio sulle capacità di concretizzare la manovra offensiva: fosse stata in percentuale maggiore, l’attacco laziale non avrebbe avuto rivali. Insomma: quando non c’è il difetto, poiché la perfezione non esiste, allora lo si inventa. Succederà pure che Luis Alberto segnerà da calcio d’angolo, lui che al 71’ (numero magico!) lancia un calcio d’angolo direttamente sulla traversa.
Il 79’ dà inizio alla pratica delle sostituzioni, momento utile ad azzerare le dinamiche della partita (e a godersi la fortissima grandinata che imbianca lo stadio): Cataldi sostituisce un infinito Leiva. All’84’ è invece standing ovation per Sergej Milinkovic Savic: la sua passerella lo conduce a Basic, altro calciatore da ritrovare. Si va avanti per inerzia, tra cinque minuti di recupero annunciati (per coprire il tempo impiegato al VAR) e la terza sostituzione effettuata da mister Sarri: al 92’ Luis Alberto esce dal campo, attentissimo ad una composta reazione, al suo posto il redivivo Akpa Akpro. Potrebbe finire così, e invece no: per una Lazio che ha già mentalmente lasciato il campo, c’è un Traorè neroverde che realizza il gol dell’orgoglio Sassuolo – vendicando una squadra che ha comunque ben performato. Tutto, però, grida Lazio: la Curva Nord, la quasi-neve di Aprile, i tre punti da conquistare. Così è, come la previsione esatta vuole: niente è impossibile, se si verificano le condizioni perfette.

IL TABELLINO

SERIE A

LAZIO-SASSUOLO 2-1

Marcatore: 17′ Lazzari (L), 51′ Milinkovic (L), 90’+4′ Traore (S)

LAZIO (4-3-3): Strakosha; Lazzari, Patric, Acerbi, Marusic; Milinkovic-Savic (85′ Basic), Leiva (79′ Cataldi), Luis Alberto (90’+2′ Akpa Akpro); Felipe Anderson, Immobile, Zaccagni. A disp.: Reina, Adamonis, Kamenovic, Hysaj, Luka Romero, Cabral, Raul Moro. All.: Maurizio Sarri

SASSUOLO (4-2-3-1): Consigli; Muldur (74′ Toljan), Ayhan, Ferrari, Kyriakopulos (46′ Rogerio); Frattesi (74′ Harroui), Henrique; Defrel (84′ Oddei), Raspadori, Traoré; Scamacca (89′ Samele). A disp.: Pegolo, Vitale, Chiriches, Peluso, Tressodi, Magnanelli, Ciervo.  All.: Alessio Dionisi 

Arbitro: Antonio Rapuano

Assistenti: Rossi-Pagnotta

IV Uomo: Volpi V.A.R.: Orsato A.V.A.R.: Peretti

NOTE: Ammoniti: 5′ Kyriakopoulos (S), 7′ Felipe Anderson (L), 32′ Frattesi (S), 84′ Harroui (S) Recupero: 0′ pt, 5′ st

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