di Claudio Chiarini

La Lazio e i laziali si leccano le ferite dopo il derby brutalmente perso 3-0. Letteralmente, per quanto riguarda Sergej Milinkovic-Savic. Il sergente è infatti uscito dal campo con il naso rotto, dopo aver giocato così menomato quasi tutta la partita.

 

 

 

 

 

 

 

La gomitata evidente, volontaria e brutale assestatagli da Ibanez in pieno volto e in piena area di rigore è stato un gesto violento da punire con l’espulsione, oltre che con il rigore, almeno da regolamento.
Ma ormai, si sa, il regolamento nel gioco del calcio è diventato un optional, perché deve sottostare alla indiscutibile interpretazione dell’arbitro e del Var.
Al vertice della piramide vi è quindi, ormai ufficialmente, non tanto la serie di regole scritte e codificate, bensì la personalizzazione, l’estro, la volontà di chi “conduce” il gioco: cioè gli arbitri, i quali ormai “interpretano” il regolamento senza pudore e senza vergogna.
La spiegazione del mancato intervento da parte di Irrati sarebbe infatti stata la seguente: “Il contatto non è da calcio di rigore” a quanto riferito dallo stesso Milinkovic che reclamava: “guarda che è rigore netto!”.
Milinkovic gli avrebbe domandato ancora: “Se l’avessi fatto io, avresti dato il fallo?”. E Irrati avrebbe risposto “certo”.
L’ammissione di Irrati sarebbe di una gravità assoluta. Cosa voleva dire l’arbitro con quel “certo”?
Intendeva che dava una diversa valutazione in situazioni offensive e difensive? Oppure intendeva che la valutazione dipendeva dal colore delle maglie?
In teoria un fallo è un fallo, soprattutto quando si tratta di una gomitata sul volto volontaria, violenta ed evidentissima.
Un gesto del genere andrebbe sanzionato con l’espulsione diretta in qualsiasi zona del campo venga commesso e a prescindere dai colori della maglia che indossa chi lo commette.
Ma nel circo sempre più sgangherato della Serie A evidentemente non è così.
Visto l’andazzo che ha preso il campionato, con aiutini e torti elargiti a senso unico, non è difficile farsi la convinzione che, a maglie invertite, Irrati avrebbe fischiato istantaneamente il rigore e avrebbe comminato l’espulsione, il tutto con l’ovvio avallo del Var.

Altro aspetto grave dell’accaduto è stato vedere il Sergente a terra dolorante e sanguinante lasciato solo dai compagni di squadra.
Va bene le cene insieme e chiamarsi “Bro”, fratello, ma poi alle parole bisogna far seguire i fatti: in determinate occasioni, soprattutto quando viene calpestata la dignità dei propri compagni, e dunque della propria maglia, le vere squadre fanno capannello intorno all’arbitro ed esercitano su di lui una forte pressione psicologica.
I giocatori della Lazio, al contrario, mostrano la preoccupante tendenza a sentirsi a proprio agio nell’essere “cornuti e mazziati”.
Comunque alla fine, anche stavolta, a prescindere dalla brutta prestazione della Lazio e dallo scarso amor proprio dimostrato dagli uomini di Sarri, per Mou è arrivato l’aiutino… E che aiutino!

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