di Claudio CHIARINI
Benedetto Sarri. Il Comandante è un uomo che proprio non sa essere banale quando parla. Si esprime chiaramente, non utilizza giri di parole e svela sempre qualche verità che, tassello dopo tassello, va a comporre i contorni di un uomo schietto, concreto e appassionato di calcio.
Nel post partita di Fiorentina-Lazio (0-3) la domanda della conduttrice “Dazn” viene fuori di getto e, forse proprio perché spontanea, è di quelle più pertinenti: “Quanto si diverte lei con questa squadra? Una squadra diversa da quelle che ha avuto in passato…”.
La risposta di Sarri è eloquente: “Questa è una squadra che mi ha fatto riscoprire sensazioni forti. E’ dal primo anno di Napoli che non avevo queste sensazioni, questo senso di divertimento durante gli allenamenti. Mi dispiace che ora riparta una partita ogni tre giorni perché questa è una squadra che mi dà gusto durante la settimana”.
Il messaggio d’amore di Sarri ai giocatori della Lazio spiega tante cose. Spiega la facilità e la rapidità da parte del Comandante a mandar giù l’amaro boccone del mancato rafforzamento sul mercato. Spiega soprattutto la volontà di voler continuare un percorso insieme a questi giocatori. La Lazio oggi è Sarri, i suoi collaboratori e il gruppo squadra. La società, con tutte le sue incertezze, con tutte le sue contraddizioni, viene messa a latere, viene accantonata grazie al piacere, al “gusto” di allenarsi insieme. Il Comandante conta sulla sua truppa, la truppa si fida ciecamente del proprio Comandante.
E’ una storia, quella che si sta compiendo, che ci riporta indietro agli anni indimenticabili della Banda Maestrelli; a quelli terribili del gruppo del -9 guidato da Fascetti (“Chi vuol restare resti, chi non vuole vada via” e rimasero tutti”); al granitico gruppo di Eriksson, con Simeone e Mihajlovic a fare da colonne portanti di uno spogliatoio fatto di uomini duri, capaci di vincere in Italia e in Europa contro tutto e contro tutti, arbitraggi compresi; alla Lazio di Petkovic, che il 26 maggio 2013 portò in bacheca il trofeo più saporito della storia biancazzurra; infine alla Lazio di Simone Inzaghi che tra mille difficoltà, spesso tartassata da arbitraggi scandalosamente malevoli, è riuscita a rimpolpare la bacheca di trofei come nessun’altra squadra italiana, ad eccezione della Juventus, è riuscita a fare in quegli anni.
Ecco allora che il caldo e sanguigno “gusto” di Sarri ad allenare la Lazio regala orgoglio e speranza ai tifosi biancazzurri, feriti dai calcoli distaccati e dalla razionalità di una società che pare abbia a cuore solo i conti in ordine.
Benedetto Sarri. E benedetta l’incoscienza che l’ha portato a Roma, sulla sponda nobile del biondo Tevere.