I 20 club di Serie A hanno inviato una lettera al Presidente del Coni, Giovanni Malagò, e alla Sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali, per opporsi alla riforma voluta dal Presidente della Figc, Gabriele Gravina, su statuto, proventi, quorum e governance della Lega Serie A.

I club della massima serie, nella lettera inviata nella serata di sabato, hanno significato come la pretesa della Federcalcio “sia non conforme al diritto” e che la Lega, in quanto associazione di diritto privato non riconosciuta, non può ricevere limitazioni alla propria autonomia “se non in presenza di motivi di interesse pubblico”.

Ecco i contenuti della missiva inviata dalla Lega Serie A:

“Riteniamo che questa pretesa sia non conforme al diritto, vuoi per la mancanza dell’indispensabile norma primaria che attribuisca un simile potere normativo a una Federazione, vuoi per la natura stessa della Lega che è un’associazione di diritto privato, non riconosciuta e quindi è dotata del pieno diritto di autodeterminarsi, in conformità alle norme del codice civile. Tale autonomia non può sortire limitazioni se non in presenza di motivi di interesse pubblico, come accade nelle ipotesi dell’organizzazione dell’attività agonistica tramite i campionati, che è oggetto di delega da parte della Federazione, e dell’ordinamento di quei campionati, materie che, non a caso, sono classificate a valenza pubblicistica dall’art. 23 dello statuto Coni e dal decreto legislativo n. 242 del 1999 e il cui esercizio, occorre precisare, non snatura comunque la natura privatistica della Lega e, a monte, della Federazione. È nostro fermo convincimento che la Federazione possa dettare principi informatori che attengono all’oggetto della delega e alle regole tecniche della disciplina sportiva, ma non possa interferire nelle scelte che attengono alla vita dell’associazione, come ad esempio imponendo determinati quorum costitutivi e deliberativi, tanto più con riferimento alla ripartizione dei proventi economici dell’associazione e delle sue associate. Quelle scelte, in cui si esprime la volontà associativa di natura privatistica, devono poter essere liberamente effettuate dagli associati a loro discrezione, senza imposizioni o condizionamenti dall’alto. Auspichiamo che il tema possa essere affrontato in tempi strettissimi nelle corrette modalità dalle parti interessate”.

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