di Alessandro DE CAROLIS

Ecco le parole di Maurizio Sarri nella conferenza stampa della vigilia. Parole dure, per una brutta ed umiliante sconfitta a Napoli.

“Gotti è un ragazzo con un’intelligenza non comune. Al Chelsea lo ascoltavo molto, non era mai banale. Sta facendo un buon percorso. Quest’anno l’Udinese anche in trasferta non ha concesso tantissimo. Squadra fisica, quindi una partita difficile”.

“Io penso sempre di vincere le partite. Le difficoltà sono evidenti. Noi abbiamo fatto tre partite dopo le nazionali e abbiamo fatto tre punti. Abbiamo fatto cinque partite dopo l’Europa League e abbiamo fatto 4 punti. Nelle altre sei partite che rimangono abbiamo fatto 14 punti. Passiamo da una media di 2.30 a partita a una media da squadra che lotta per la salvezza dopo gli impegni extra. Bisogna capire quale sia la verità della nostra squadra. Ha fatto delle ottime partite, altre da squadra completamente scarica dal punto di vista delle energie nervose. È una problematica pesante nel calcio attuale. Negli altri anni le situazioni particolari capitavano una volta al mese, adesso le trovi costantemente. Si stanno cercando i motivi e tutto il resto, il modo per poter intervenire, ma ci si rende conto che non è una problematica di semplice risoluzione. Poi però bisogna avere anche le idee più chiare su quello che si vuol fare. Quando il Liverpool prese Klopp arrivò undicesimo il primo anno e ottavo il secondo. Poi ha vinto tutto. Bisogna avere una visione più ampia di quello che c’è da fare. Anche se io non penso di essere come lui”.

“Non è un problema tattico. A Verona, a Bologna, a Napoli. non c’entra il modulo o come giochi. Puoi aspettarli bassi, puoi andare a prenderli alti. Ma quando la squadra è passiva perdi. Questo è un problema di saper gestire le energie nervose. Sapersi ricaricare nei momenti dispendiosi. Alcune volte ci si riesce, altre  volte la testa ci si stacca completamente. Penso anche in maniera inconscia. L’allenamento di sabato era un allenamento di poco dispendio di energie fisiche però era un allenamento attentivo, i calciatori erano attenti, quindi penso che sia un problema inconscio. La testa sovraccarica va a scaricare sul sistema nervoso senza che nessuno possa intervenire. Che la partita di domenica si sarebbe perso lo si vedeva già durante il riscaldamento. La si è persa lì, non c’erano nient’altro da fare”.

“Su Felipe Anderson se c’avessi il joystick lo avrei già riattivato. Ha un carattere delicatissimo, livello di sensibilità diverso da quello medio, che in certe situazioni lo fa diventare fragile. È difficile anche da gestire: se lo tieni fuori rischi di affossarlo. Un difettino c’era, altrimenti non era qui”.

“Non so che dire. Io non parlo di nomi o di esigenze particolari. Bisognerebbe fare una riunione per parlare di due o tre finestre di mercato. Se si fa per più tempo si può fare una cosa seria”.

“Quando si gioca molto si gioca male. Penso sia frustrante per noi allenatori perché siamo diventati dei registi televisivi, perdi il gusto del campo. A me non piace, poi può darsi che ci siano degli allenatori a cui piace. Io penso che ci debba essere il giusto tempo per preparare i calciatori. Credo ci debba essere la goduria del campo che è il motivo per cui si fa questo mestiere. Non è solo una questione di guadagni. Il calendario penso sia da rimodulare”.

“A livello societario penso di sì. Non mi sembra che ci sia questa pressione di dover fare il risultato domani. Ha delle idee e le porta avanti. A livello mediatico mi interessa il giusto, non so mai quello che scrivete. Se vedo verde guardo, se vedo uno studio cambio”.

“La valutazione sul portiere viene fatta costantemente. Strakosha gioca le coppe, Reina in Serie A. Finora abbiamo fatto questo tipo di scelta, stanno giocando entrambi. Poi vediamo nel prosieguo se si va avanti con questa scelta”.

“Marusic ha fatto più visite che allenamenti. Ha dovuto fare 24 ore di holter, poi tutta una serie di esami. Da qui in avanti farà doppie sedute per un po’ di tempo”.

“Ci sono delle partite in cui ci viene meno il movimento senza palla e si diventa sterili. Se tutti vogliono la palla addosso diventa dura essere periciolosi. Un problema di gestire meglio certe situazioni. Anche nel gestire le ripartenze, che certe volte le sprechiamo. Ma al momento non mi sembra tra i problemi principali”.

 

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