Il nuovo allenatore della Lazio, Maurizio Sarri, ha parlato di nuovo dopo un silenzio lungo quasi un anno ai microfoni di Sportitalia, intervistato da Alfredo Pedullà:




“In questi 332 giorni non ho fatto niente di particolare. Sono stato con la famiglia, ho letto tantissimo e ho visto tante partite e poi ho visto tante corse ciclistiche, quello che mi piace di più. Mio padre è stato corridore professionista, è una passione di famiglia. A volte dopo aver guardato le corse chiamo Davide Cassani per farmele spiegare. Per il calcio è stato un anno particolare, vedere gli stadi vuoti mi ha dato un grande senso di tristezza e neanche avevo tanta voglia di tornare in queste condizioni.”

“Lo Scudetto con la Juventus è stato dato per scontato all’esterno e purtroppo un po’ anche all’interno, non abbiamo neanche festeggiato, ognuno è andato a cena per il colpo suo. L’anno ideale per andare alla Juve era questo, dopo un quarto posto che è stato festeggiato più dello Scudetto. D’altronde dopo 8 titoli viene naturale dare tutto per scontato, cosa che nel calcio non è mai giusta.”

“Nell’ultima stagione non c’erano le condizioni per tornare, con gli stadi vuoti era difficile trovare entusiasmo e voglia. Ora che si sta rivedendo un po’ di pubblico la voglia comincia a tornare. Non ho preso in considerazione la possibilità di tornare a Napoli perché non c’erano tanti presupposti, la certezza di essere utile in corsa. La mia decisione era questa ma ero a disposizione per riparlarne a luglio. A gennaio col Napoli non era una trattativa vera e propria ma una semplice richiesta di informazioni per la disponibilità”.

“La gestione di Cristiano Ronaldo non è semplice, bisogna abbinare i suoi interessi che sono in pratica quelli di una multinazionale con quelli della squadra, collettivi. Alla fine dell’anno però Ronaldo porta sempre i numeri, ma quando un ragazzo arriva a questi livelli è chiaro che rappresenta un qualcosa che può andare oltre alla squadra, con 200 milioni di seguaci sui social, è un qualcosa che va oltre la normalità. Personalmente mi trovo meglio a fare l’allenatore che il gestore, negli ultimi anni sento troppo parlare dei singoli giocatori che delle squadre nella loro interezza. E il valore delle squadre raramente è composto dalla semplice somma delle qualità dei singoli giocatori.”

“Se Jorginho vincesse anche l’Europeo sarebbe papabile anche per il Pallone d’Oro, è un giocatore raffinato e non tutti probabilmente possono capirlo, vale la pena mettergli gli occhi addosso e guardare solo lui durante la partita. E’ talmente intelligente che rende semplici anche le cose più difficili. Quando è iniziata la trattativa col Chelsea Jorginho stava firmando con il City, poi siamo riusciti a portarlo a Londra: anche i giornalisti hanno fatto fatica a capire il gioco di questo ragazzo ma poi è esploso in popolarità.”

“Dybala viene da una stagione molto difficile, ma è un fuoriclasse, credo si sia arrivati a un momento in cui la Juventus o punta davvero su di lui o lo cede. Tra i giovani allenatori mi piace molto De Zerbi, ha fatto bene ad andare allo Shakhtar ma sono molto perplesso del fatto che nessuna grande squadra ha avuto la decisione di puntare su di lui.”

“Alla Juventus non mi è piaciuto vedere la squadra mollare dopo essere stata quasi certa di aver vinto il campionato, è un atteggiamento che non mi piace perché la spina in una stagione non si stacca e riattacca a comando, anche perché ci ha impedito di arrivare al meglio alla sfida col Lione.”

“Sarri contro Mourinho è una roba giornalistica perché sarà Lazio contro Roma, né io potrò segnare né Mourinho salvare un gol. L’obiettivo è mettere la squadra al primo posto, tornare a divertirsi e quando un allenatore si diverte lo trasmette ai giocatori e poi questo si trasferisce anche al pubblico. Il luogo comune che per vincere bisogna anche giocare male poco mi convince. Mi sono divertito molto a Napoli e negli ultimi mesi al Chelsea. Nel campionato dei 91 punti si è costruito un film sulla frase “Scudetto perso in albergo”, ma chiunque ha fatto sport sa a cosa mi riferivo. La squadra aveva visto uno spiraglio aperto e si è chiuso in 2 minuti, ho visto giocatori piangere per le scale, c’è stato un contraccolpo feroce.”

“Se parlo di Insigne mi scappa da ridere, da diversi anni è il giocatore italiano più forte, se sbaglia 5 minuti in un campionato intero viene messo subito in discussione. Il gol che ha fatto contro il Belgio se lo fa un altro lo mandano al telegiornale: sono comunque fortemente affezionato a lui, Callejon e Higuain. Se avessi bisogno di talento allenerei Insigne, se avessi bisogno di equilibrio Callejon.”

“Mertens punta centrale è stato anche un po’ una botta di… culo. A Firenze avevamo trovato spazi particolari e l’avevano sfruttato così, in un quarto d’ora ha preso due rigori e ha fatto il diavolo a quattro. L’anno in cui si è perso Higuain dopo l’infortunio di Milik abbiamo deciso di tornare a quel tentativo, ricordo anche la discussione nello spogliatoio.”

“Non voglio parlare troppo di Lazio, le prime parole da laziale le vorrei conservare per la presentazione ufficiale. Comunque la squadra è adattabile al 4-3-3, quella è l’idea di partenza con qualche giocatore da prendere, mancano gli esterni offensivi. Lazzari? Uno con la gamba che ha lui può fare qualsiasi cosa, me lo terrei. Comunque passo per un integralista ma in carriera ho applicato molti moduli e schemi, l’unica cosa che ho capito di non poter fare è la difesa a 3”.






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