di Arianna MICHETTONI (foto © Gian Domenico SALE)

Le pagelle biancazzurre dell’importante vittoria della Lazio in rimonta contro il Sassuolo, grazie alle reti di Milinkovic-Savic e di Immobile:




REINA 6.5 – costretto al ruolo di partecipante della manovra difens-offensiva, lui e noi tutti avremmo preferito averlo come unico spettatore della partita sul campo. La Lazio ha un problema di retroguardia o, come piace pensarla a chi non gioca con il pallone ma con le parole, un problema di “abbassare la guardia”: Reina è capace nelle uscite, bravo nel dialogo, generoso nel concedere fiducia ai suoi compagni di reparto.

PATRIC 6 – Patricio Gabarron Gil ha di bello l’essere il primo tifoso della maglia che indossa – se per amor proprio o per reale interesse, poi, non è dato saperlo. Questo lo rende difficilmente attaccabile sul piano dell’impegno e facilmente attaccabile sul piano delle opinioni – che in questo caso coincidono con quanto espresso in campo. E come il primo dei tifosi, è totalmente inconsapevole dell’avversario: per lui esistono solo i compagni in maglia azzurra, cui spesso ricorre – e che spesso intervengono – per risolvere situazioni dal pessimo potenziale laziale. Come a dire: se prima ero da solo a giocare-Lazio-alè, adesso siamo in due a giocare-Lazio-alè (e in una difesa a tre il coro è ben presto concluso).

(Dal 67’ Parolo 6.5 – La fatal ammonizione costa a Patric la sostituzione, e Marco Parolo torna ad adattarsi in un ruolo apparentemente non suo. Apparentemente, appunto: Parolo può far tutto, schierandosi ovunque, onorando la maglia e la sua carriera.)




ACERBI 6 – È il migliore tra i peggiori: ciò implica che, per quanto mediocre o sotto le aspettative sia la sua prestazione, la valutazione sarà comunque proporzionalmente positiva. La voglia di vederlo affiancato ad un difensore vero è tanta, coronata da due maggiori motivi: il primo, assistere ad una sana competizione per la supremazia del reparto difensivo; il secondo, avere un reale parametro di paragone per questo difensore la cui involuzione sembra via via farsi evidente.

LAZZARI 6.5 – Fa della velocità la sua arma e il suo vanto, e in velocità spesso riesce a superare l’avversario. A lui è richiesto di crossare con un’efficacia tale da procurare colpi di testa o, almeno, azioni in area: Manuel però fa di più, trasformandosi (a ragione!) nella mina vagante biancazzurra. Pronta ad esplodere prima o poi, così come esplode i suoi tiri dall’area di rigore – o da poco fuori: ad oggi inoffensivi perché ancora dormienti, ma di cui è impensabile sottovalutarne la portata. (Dal 75’ Lulic 6 – Bello, romantico ed emozionante vederlo in campo, morale di una storia che rinnova il suo lieto fine. Leader fuori e dentro il rettangolo di gioco, dona nuova vitalità e tenuta alla formazione biancazzurra.)

MILINKOVIC-SAVIC 7 – Riporta il risultato in parità, merito questo che da solo vale il voto datogli. Non solo: tiene da solo il centrocampo, recuperando palloni e rilanciando la manovra offensiva – di cui è spesso pure protagonista. Uomo fondamentale della Lazio, squadra frustrata dalle pesanti assenze, che sorregge nelle difficoltà e slancia quando è il momento di spingere in attacco. Ha un’ottima visione di gioco e la lungimiranza necessaria a scuotere il nulla di idee in cui rischia di precipitare la Lazio.

LEIVA 6.5 – Uomo in più della difesa, di un’intelligenza e sensibilità tattica da capire immediatamente le difficoltà difensive biancazzurre e saperle, col suo approccio, colmare. È un ruolo poco eclatante e tanto efficiente: la sua efficacia si realizza nel momento in cui il Sassuolo è costretto ad interrompere la sua manovra, perché fermato da un intervento di Leiva.

(Dal 75’ Escalante 6 – Un centrocampista per un centrocampista, seppur le doti (e lo spessore) del titolare Leiva siano completamente diverse dalle sue. Ha fallito l’occasione di regalare un risultato più netto alla sua squadra, ma ha partecipato alla vittoria del gruppo e tatticamente si è reso utile alla causa.

AKPA AKPRO 6.5 – Inzaghi lo lancia per bilanciare il centrocampo deficitario della Lazio, lui aggiunge quantità alla mancanza di qualità. Recupera e lavora tanti palloni, ahinoi poco sfruttati dalla compagine biancazzurra, e osteggia l’avversario nelle ripartenze. Capace anche di mostrare uno degli aspetti deficitari della Lazio: c’è infatti da chiedersi il motivo di sì poco sostegno da parte dei compagni, quando basterebbe affiancarlo mentre lui opera una rimozione chirurgica del pallone ai suoi avversari per garantirsi ulteriori secondi di possesso palla.

MARUSIC 6.5 – Vero è che i suoi movimenti non sono così fluidi, o spettacolari o, più in generale e definitivamente, belli da vedere: poco importa perché, nell’impetuosità delle sue discese laterali, riesce spesso a servire il reparto offensivo della Lazio. È soprattutto merito suo il raddoppio biancazzurro: una sua giocata manda in porta Ciro Immobile che, magnificamente servito, può applicare il suo genio calcistico nel gol del sollievo.




CORREA 6 – E’ fin troppo sufficiente nei suoi movimenti da “vorrei ma non posso” – sì, vorrebbe essere il giocatore di talento che di tanto in tanto ha mostrato, ma c’è costantemente qualcosa a frenarlo, a distrarlo dal suo dovere di qualità richiestogli da Inzaghi. Tiracci prevedibili e dalla portata offensiva nulla, movimenti facilmente intuibili dagli avversari: è dove dovrebbe essere e fa quello che dovrebbe fare, senza il minimo spunto di originalità o imprevedibilità necessario a confondere le idee al Sassuolo e a favorire le idee alla Lazio. Però c’è una scusante, ha pochi minuti nelle gambe per via dell’infortunio superato da pochissimo.

(dal 67’ Caicedo 6 – È un piacere vederlo in campo, soprattutto per la sua immediata capacità di attirare a sé l’uomo del Sassuolo e liberare perciò dalla pressa neroverde i suoi compagni. Casualità o partita spaccata dal suo ingresso, la Lazio trova una manciata di minuti dopo il raddoppio – però qualcuno disse: “Coincidenze? Io non credo”.)

IMMOBILE 7 – L’approccio alla partita non è stato dei migliori: poco lucido al cospetto di Consigli e compagni, ha faticato e molto a trovare i suoi spazi e la sua dimensione in campo. Non demorde, però: pregio innegabile di Immobile è proprio nel contrario del suo nome, lui che non sta fermo mai, uomo simbolo di una squadra che soffre ma non si arrende. Non importa se poco servito, lui serve sé stesso in funzione di servire alla Lazio: così arriva il gol della consacrazione, al solito decisivo. (Dal 85’ Muriqi – SV, ma con un appunto: seppur il suo contributo, orologio alla mano, sia stato minimo, ha saputo usare sé stesso come mezzo per arrivare alla vittoria.)

ALL. SIMONE INZAGHI 7 – Ottima la capacità di interpretare la partita che riesce a vincere soprattutto con i cambi. L’inizio non è stato dei migliori, ma va detto che tutta la squadra è parsa in affanno e non per le scelte tecniche del primo minuto. Ha comunque accompagnato i suoi per l’intera durata della gara, vedendo la Lazio aumentare l’efficacia della sua prestazione. Poi ha saputo cogliere al volo le occasioni dei cambi, non soltanto dettate dalle ammonizioni: ha agito con fermezza per rompere la staticità voluta dal Sassuolo, sapendo dell’importanza fondamentale dei 3 punti. Il risultato e la classifica lo premiano, lui continua a valorizzare il suo patrimonio calcistico come fosse il re Mida della Serie A.






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