L’ex capitano della Lazio, Cristian Ledesma, è intervenuto ai microfoni di Radio Incontro Olympia alla vigilia della sfida di Champions League tra i biancazzurri e lo Zenit San Pietroburgo:




Della Lazio di Simone Inzaghi mi ha stupito principalmente la crescita, il tecnico l’ha fatta diventare una squadra che in Europa sta facendo un percorso eccezionale e non era scontato. Mi fa piacere vedere un percorso della Lazio che finora è stato perfetto, il modo in cui ha affrontato le partite e il cinismo con cui ha affrontato il Borussia Dortmund a casa è stato eccezionale.




La giornata più bella è stata sicuramente il 26 maggio, ricordo un video che fecero i nostri familiari per caricarci in ritiro. In campo ci siamo ritrovati nello sguardo dei nostri compagni, chi era al mio fianco mi lasciava assolutamente tranquillo, guardando gli altri negli occhi svaniva ogni timore ed è un ricordo piacevole perché non tutte le squadre hanno la coesione che raggiungemmo quel giorno.

Non conoscevo Akpa Akpro, ho visto degli spezzoni in questa stagione e mi ha impressionato la naturalezza con la quale ha saputo entrare in campo e inserirsi nella squadra in molte occasioni. Non penso molto ad altri che possono assomigliare al mio modo di giocare, mi riesce difficile fare paragoni: il calcio è cambiato e i centrocampisti oggi devono saper fare tutto, capacità di segnare, d’inserimento, di fare assist, di coprire e correre 12 chilometri a partita. Lucas Leiva occupa la mia zona del campo ma abbiamo caratteristiche diverse nel modo di giocare, d’altronde il puro playmaker nel calcio attuale è un po’ in estinzione, così come il centrocampista di rottura che lo affiancava.




La Lazio secondo me ha sofferto più di tutte la mancanza del pubblico, non avere quelle 45.000 anime che spingono forte assieme alla squadra. Quando il campionato si è fermato la Lazio aveva uno stadio a suo sostegno che le dava qualcosa in più rispetto a tutte le altre squadre. Quando si è ripreso è mancata qualcosa a livello mentale, forse, ma la situazione era talmente fuori dal normale che è ingiusto dare colpe di qualunque tipo.

Il mister Delio Rossi era molto bravo a tenere i giovani con i piedi per terra, oltre al fatto che con lui in quegli anni si faceva un calcio che, insistendo per tanti mesi col suo lavoro, arrivavi a giocare a memoria e questo è un grande pregio che il mister aveva sotto l’aspetto tattico. Era un martello che ti portava ad acquisire quei principi che poi sapevi riportare in campo.






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