Enrico Montesano ha rilasciato all’AGI Agenzia Italiana il proprio ricordo di Gigi Proietti, del quale proprio stamane a Roma si sono svolte le esequie presso la Chiesa degli Artisti. L’attore laziale si è detto addolorato per l’improvvisa scomparsa del collega e felice della decisione di intitolargli il Globe Theatre: “Un grande personaggio come Gigi lo merita”.

“Preferisco omaggiarlo nella clinica in cui Gigi si è spento piuttosto che partecipare al corteo nel giorno del suo funerale, le manifestazioni di questo genere spesso finiscono per essere soprattutto vetrine per chi partecipa”.

Enrico Montesano ricorda con AGI il collega scomparso, riuscendo a recuperare, in questo momento di profonda tristezza, anche il gusto per la battuta che lo accomunava al collega di ‘Febbre da cavallo’ il film cult di Steno che li ha visti giganteggiare nel ’76.

“Gigi era della Roma e io della Lazio, lui era molto ligio alle regole governative anti Covid, io ho qualche problema in più con l’obbligo della mascherina all’aperto sempre e comunque – scherza – ma siamo sempre stati amici e oltre ad avere in comune il gusto per la battuta, ci siamo sempre rispettati e abbiamo avuto stima reciproca”.

Da sempre ammirato “dall’incredibile tecnica, dalla voce e dalla presenza scenica di Gigi” Montesano si dice felice della decisione di intitolargli il Globe Theatre: “Un grande personaggio come Gigi lo merita e nel Regno Unito è una prassi, intitolare i teatri a chi ha dato tanto sul palcoscenico e alla città è cosa buona e giusta”.

Insieme al cinema in ‘Febbre da cavallo’, lui nei panni del ‘Pomata’, Proietti in quello di ‘Mandrake’, personaggi cult della storia cinematografica italica, Montesano racconta di aver sfiorato prima il collega, quando entrambi si esibivano nei night club: “Le nostre doti di improvvisazione nascono probabilmente da lì”.

Sul set del film di Steno l’alchimia, ricorda, fu unica: “Il nostro gioco era quello di arricchire i nostri personaggi rispetto alla sceneggiatura, Steno ci lasciava fare”, premette, spiegando che la famosa scena della truffa al macellaio ‘Manzotin’ tesa a portargli via centomila lire da giocare alle corse dei cavalli, era stata arricchita da due loro invenzioni.

“Gigi, che fingeva di essere il cameriere del falso conte De Simone impersonato da me a un certo punto decise di indossare la giacca al contrario, io di mettere il portachiavi a mo’ di monocolo – rievoca – ci siamo divertiti parecchio e non avevamo assolutamente la percezione di star girando un film che sarebbe diventato un cult, invece ‘Febbre da cavallo’ è perfetto ancora oggi“.

Il gusto di andare a scovare il modo di far ridere il pubblico, chiarisce “accomuna tutti i comici e ancora di più quelli che come me e Gigi si misurano con il monologo. Mentre lui era in teatro con ‘A me gli occhi please’ io facevo ‘Bravo!’, credo che nessuno sia riuscito meglio di lui a spremere una battuta”.

A Proietti, chiarisce “Interessava il rapporto con il pubblico, e anche a me, me lo ricordo ancora Garinei che dopo lo spettacolo veniva a dirmi: ‘segnati la battuta che hai detto stasera, è venuto giù un boato’. La nostalgia per Gigi oggi acuisce quella che ho per le platee piene”.

L’ultimo inconsapevole omaggio al suo amico, Montesano glielo ha fatto, racconta, il primo novembre alla vigilia della sua scomparsa rivedendo per l’ennesima volta ‘Febbre da cavallo’ trasmesso da Rai Movie (“mio figlio Marco Valerio aveva insistito anche se conosciamo il film a memoria, ma abbiamo riso ancora tanto”). Ieri sera, invece, racconta, non ce l’ha fatta a vedere i programmi tv che omaggiavano il suo amico e mai, precisa, rivale.

(Fonte: Agenzia Italiana)

 

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