Arturo Diaconale, con un editoriale su L’Opinione, ha risposto all’articolo apparso su Il Fatto Quotidiano in cui si accusavano la Lazio e il presidente Claudio Lotito di aver forzato la mano per riprendere la Serie A solo per vincere uno Scudetto che ora risulta secondo la testata diretta da Marco Travaglio impossibile da raggiungere:




Il “Fatto” di Marco Travaglio e Antonio Padellaro è un giornale di fenomeni. Perché è pieno di giornalisti che scrivono senza prima leggere. Ovviamente non può avvenire che si possa scrivere senza aver prima imparato a leggere. Più semplicemente è che i fenomeni scrivono quasi sempre per partito preso, cioè per pregiudizio, e non hanno bisogno di informarsi preventivamente delle idee e delle posizioni espresse in precedenza da chi hanno assunto come bersaglio di turno.




In questi giorni, ad esempio, il bersaglio è diventato Claudio Lotito e la S.S. Lazio. Accusato il primo di aver tanto tuonato per la ripresa del calcio ottenendo come risultato di aver perso in quindici giorni quanto aveva guadagnato nei confronti delle Juventus nella corsa per lo scudetto nella prima fase del campionato.

Naturalmente l’autore dell’attacco antilaziale ed antilotitiano non ha preso in alcuna considerazione il fatto che né il presidente, né la società hanno mai posto come obbiettivo prioritario dell’attuale campionato la vittoria dello scudetto. Fin dall’inizio società, allenatore e giocatori hanno posto come traguardo prestigioso da raggiungere la qualificazione alla Champions League. La possibilità di correre per lo scudetto è emersa oggettivamente al termine della fase regolare del campionato, quando la differenza di un solo punto dalla Juventus e le condizioni generali della squadra hanno alimentato le speranze di concretizzare un sogno che non era stato previsto o programmato.




Successivamente c’è stato il blocco imposto da decisioni politiche frettolose ed irresponsabili, contro cui Lotito e la Lazio si sono battuti per evitare che l’intero settore del calcio professionistico entrasse in una crisi incontrollabile e disastrosa. Durante questa fase i giocatori autorizzati dalla propria società a trasferirsi all’estero hanno potuto allenarsi liberamente. Quelli della Lazio, rimasti fermi per rispettare le imposizioni governative, non lo hanno potuto fare. Con il risultato che l’inattività forzata ha prodotto effetti negativi sulla tenuta atletica dei biancocelesti che, però, sono in piena corsa per l’obbiettivo designato della Champions e non disperano affatto di poter rincorrere efficacemente la squadra più potente ed attrezzata del campionato nazionale“.






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