Il professor Massimo Andreoni, infettivologo del Policlinico di Tor Vergata, è intervenuto nella trasmissione radiofonica Laziali On Air, condotta da Danilo Galdino e Fabio Belli, per fare il punto sull’emergenza coronavirus.




In questo momento a Tor Vergata tra terapia intensiva, malattie infettive e respiratorie abbiamo poco più di 60 pazienti Covid-19 positivi, nel nostro ospedale saliremo a circa 160 posti letto ordinari e 20 di terapia intensiva dedicati a questa emergenza. Stiamo lavorando per rispondere a un numero di casi che inevitabilmente incrementerà, non in maniera vertiginosa ma bisogna tener presente che ogni paziente che entra in degenza resta abbastanza lungo in ospedale, le cure necessarie sono avanzate per situazioni critiche e il ricambio letti è abbastanza lento. Questa è una situazione che riguardano tutti gli ospedali che si occupano dei pazienti covid-19.




Per bloccare le epidemie virali ci sono tre possibili strade. Avere farmaci efficaci e in questo momento non ne abbiamo nei confronti di questo virus, poter contare su un vaccino che oggi non c’è e infine creare l’isolamento, il distanziamento sociale perché il virus non vive nell’ambiente ma ha bisogno di passare da un soggetto all’altro. In questo modo l’epidemia si estinguerà, che questo accada è un qualcosa di provato e l’esempio in Cina deve mostrare la strada da seguire. Evitare i rapporti tra le persone è l’unico modo per fermare l’epidemia, pur essendo una metodologia spiacevole.

“Gli animali domestici non sono vettori dell’epidemia. Questo è un virus che si è adattato a passare da una specie animale, il pipistrello, all’uomo e stiamo cercando di capire se ci sia stato un passaggio intermedio. Quindi è un virus che ormai si è adattato diffondendosi esclusivamente da uomo a uomo.”




Gli studi genetici hanno dimostrato che il virus non ha avuto sostanziali mutazioni in Italia. La spiegazione dell’elevato tasso grezzo di letalità nel nostro Paese è dovuto al fatto che negli ospedali c’è stata una grande diffusione del virus, andando dunque a impattare su persone già in difficoltà. In Italia stiamo ragionando su casi diagnosticati nell’ospedale e dunque in persone che stanno male. Quando si va invece a studiare all’interno di zone più specifiche la letalità scende al 3%, quindi corrisponde in Italia a quella nel resto del mondo.

Dobbiamo dunque ragionare sul fatto che il numero delle persone infette è molto più alto rispetto a quello dichiarato, inoltre ci sono persone che si infettano e non si ammalano, con la diffusione del covid-19 molto più ampia di quanto si pensi. Iniziamo a pensare che in Italia il numero di soggetti infettati sia almeno di due-trecentomila, che nella grande maggioranza dei casi sono stati asintomatici o poco sintomatici. Contare solo i casi molto gravi alza dunque il tasso di mortalità, che si abbassa considerando l’elevata diffusione dell’epidemia.

Ci sono almeno 20 centri nel mondo all’avanguardia che stanno lavorando sul vaccino, confido nell’idea che nel giro di non troppo tempo avremo un vaccino efficace. Questo però comporta che nella migliore delle ipotesi ci si possa vaccinare solo entro alla fine dell’anno. Al momento le terapie che stiamo somministrando non stanno ottenendo eccellenti risultati ma si stanno provando diverse soluzioni per combattere il virus.




La diffusione di questi virus sono sicuramente una conseguenza della globalizzazione. L’avevamo visto col virus dell’AIDS, che passando dalla scimmia all’uomo al centro dell’Africa è diventato pandemico quando il centro dell’Africa è venuto a contatto col centro del mondo. Sicuramente i mercati degli animali vivi sono un potente focolaio, anche i virus aviari erano nati in questo contesto e questo spiega perché molte di queste epidemie nascono in Cina, dove questi mercati sono molto radicati. Detto questo il salto di specie è una delle cose peggiori che possa capitare, se poi una volta che ha infettato l’uomo è poi in grado di passare da uomo a uomo: quando questo accade si scatenano le grande epidemie che ricordiamo.

E’ importante ricordare che questa non è una malattia che risparmia i giovani. Anche loro possono essere colpiti con gravi conseguenze, dunque va rimarcato anche per loro l’importanza di impedire che questo virus circoli, con l’impegno di tutti. E’ una cosa che bisogna capire bene: continuo a vedere troppa gente in giro, continuo ad avere la sensazione che in molti pensano che questo problema non sia così rilevante.”




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