L’avvocato Gian Luca Mignogna è intervenuto nella trasmissione radiofonica Laziali On Air, condotta da Danilo Galdino e Fabio Belli, per fare il punto della situazione sulla possibile sospensione del campionato di Serie A a causa dell’emergenza coronavirus:




Che cosa potrebbe accadere? Ne ho lette di tutti i colori in questi giorni, se il campionato dovesse essere sospeso come chiesto a gran voce dal ministro Spadafora, dal presidente del CONI e dall’AIC, non c’è nessuna norma già approntata da parte della FIGC o della Lega. E’ una situazione che non si è mai verificata, fatta eccezione per la sospensione del 1915 che non è assolutamente pertinente, essendo stato un campionato organizzato su base territoriale e non a girone unico“.




In teoria chi sarà chiamato a prendere una decisione potrebbe far ricorso ai principi regolatori della materia o, se essi non sussistono, al criterio analogico. Come accade in altri sport si potrebbe assegnare il titolo a chi è in testa, ma in quel caso servirebbero i due terzi del campionato. Per ottenere questo bisognerebbe completare i recuperi della venticinquesima giornata. E’ un gran “papocchio” in realtà, ma una regolamentazione d’ufficio si potrebbe stilare in questo modo. Questo non esclude che la FIGC possa battere altre strade, istituendo una Commissione chiamata anche a decidere qualificazione alle Coppe Europee e retrocessioni. In questo caso però si potrebbero aprire scenari imprevedibili“.




Credo sia importante sottolineare anche un altro aspetto: abbiamo visto le istituzioni, politiche e calcistiche, premere su soluzioni diverse, dalle partite trasmesse in chiaro a quelle giocate a porte chiuse, fino alla sospensione del campionato. E’ giusto fare di tutto per evitare i contagi di un virus che rischia di intasare i reparti delle terapie intensive, che sono già al collasso, ma se si insiste con tanta fermezza per sospendere il campionato, credo sia inevitabile lo stop alle Coppe Europee per le squadre italiane, evitando ai giocatori italiani di andare a giocare in paesi dove l’epidemia è ancora sottotraccia. Assurdo evitare i contagi in Serie A ed esporre i giocatori al virus in altre competizioni: a fronte di questa emergenza credo sia doveroso sospendere tutto, per la tutela della salute nazionale, compresa quelle di squadre, tecnici e staff“.

Condivido al 300% le parole di Arturo Diaconale che esprimono probabilmente anche il pensiero del presidente Lotito. Nel 1915 è avvenuto qualcosa di vergognoso, qualcuno si è portato a casa un titolo con dei sotterfugi e soltanto dopo un secolo siamo riusciti a riportare a galla la verità, ma dopo tutto questo tempo ancora non c’è una decisione che permetta ai laziali di fregiarsi del primo Scudetto della Capitale. Nonostante la Lazio ci fosse in quel periodo, sia arrivata in finale e gli atleti laziali si siano sacrificati per la Grande Guerra e per la Patria. E’ chiaro che all’epoca non c’erano i mezzi di comunicazione di oggi, ma il pericolo è che anche quest’anno si possa veder sacrificato un sogno non per questioni umanitarie o sanitarie sacrosante, ma per interessi campanilistici mascherati da quelli per la collettività. In questo credo che Diaconale abbia fatto bene ad essere molto chiaro.






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